22 Dicembre 2024

La città delle Torri e delle Porte, il Medioevo adesso “parla”

Panoramica di Ceglie Messapica, con il castello e il centro storico
Panoramica di Ceglie Messapica, con il castello e il centro storico

Una mappa analitica dal primo schizzo di Ceglie Messapica, conservato a Vienna, ai documenti che disegnano l’espansione della città. Le analogie con Locorotondo e Ostuni

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di Jacopo Urso

Si è tanto parlato del glorioso passato della città di Ceglie, ed in particolar modo del suo periodo Messapico con le 4 cinte di mura, le Specchie, gli innumerevoli reperti ceramici, numismatici o funerari, legati tutti al periodo aureo di Kailia; eppure, poco si è parlato delle evidenze di quel che resta della cinta muraria di epoca medioevale. Spesso l’argomento è stato liquidato e affrontato in maniera superficiale per la presunta scarsità di fonti; ebbene, come spesso accade nella ricostruzione della storia della nostra città vi sono delle falle, dei vuoti, delle mancanze, in questo caso però abbiamo dei piccoli fari, piccole fonti e cardini storici sui quali la ricerca trova sostegno.

L’immagine più antica di Ceglie che ci è pervenuta, risale al 1566 ed è conservata nella Biblioteca Nazionale Austriaca con sede a Vienna. In questa veduta rappresentata a matita possiamo osservare la città di Ceglie Messapica vista da Nord-Est, spiccano la torre del Castello e la vecchia Chiesa Matrice e l’entrata laterale di Via Maddalena. Da questa prima immagine possiamo notare ben 7 torri circolari ma nessuna Porta d’accesso lungo le mura.

Un’altra immagine di Ceglie, risalente al 1638, ci mostra la nostra città dalla stessa angolazione, notiamo ancora la torre del castello e la Chiesa Matrice con l’ingresso laterale, notiamo 6 torri circolari e al centro una Porta. È chiaro che la veduta in esame sia stata ritratta guardando dalla zona di Corso Verdi verso Piazza Plebiscito, la Porta che osserviamo è quindi la scomparsa Porta della Croce. La presenza della porta nella seconda veduta ci fornisce delle coordinate temporali sul suo periodo di edificazione, compreso tra il 1566 e il 1638, e quindi 72 anni.

Disegno di Ceglie risalente alla seconda metà del XVII secolo (immagine tratta dal blog di Domenico Biondi)

Ciò ci permette di affermare che la necessità di edificare un ulteriore accesso  fu avvertita agli inizi del 1600, quando le città iniziavano il loro naturale processo di espansione al di fuori delle mura, è il caso, ad esempio, di Porta Nuova a Mesagne[1] che fu eretta agli inizi del 1600 per consentire il collegamento tra la città fortificata e il borgo fuori le mura che si andava formando attorno alla chiesa di San Domenico.

Porta Nuova a Mesagne

Nel caso di Ceglie, i primi nuclei costituitesi al di fuori delle mura furono il rione “Sotto San Nicola”, oggi contrada, ed il rione Muriggini o Beneficio; i due rioni erano uniti alla città murata tramite la Porta del Monterrone e la Porta di Juso; tuttavia, dal 1600 in poi l’espansione al di fuori delle mura si concentrò attorno al Convento dei Cappuccini e in particolar modo attorno al Largo della Croce, oggi Piazza Plebiscito e al Largo dell’Osanna; in quest’epoca qui insistevano gli orti urbani che furono acquistati dal Capitolo cegliese per costruire abitazioni in grado di appagare il crescente sviluppo demografico. Da questa necessità iniziarono a sorgere le prime abitazioni in Largo della Croce e lungo l’asse viario che oggi conosciamo col nome di “Via Orto Nannavecchia” o in dialetto “Uert Tabbaccon”[2].

Fu solo allora che per consentire il collegamento col nuovo rione fu edificata la Porta della Croce, che architettonicamente doveva essere molto simile alla già citata Porta della città di Mesagne.  La Porta della Croce fu restaurata nel 1823[3] in quanto mal ridotta già dal terremoto di Nardò del 1743, per poi essere abbattuta nella seconda metà del 1800.

Porta del Monterrone

Per quanto riguarda la Porta del Monterrone, è l’unica delle porte d’accesso alla città che viene solo citata e mai rappresentata, sappiamo fosse un accesso minore, tanto da essere chiamata “Porticella”, quindi una Postierla.

Porta Napoli a Brindisi

L’architettura ricorda quella di Porta Napoli a Brindisi, difatti la struttura consiste in un arco a sesto acuto di stile gotico e sulla destra una torre per il corpo di guardia, secondo queste caratteristiche l’opera sarebbe da far risalire quindi al 1300. Le costruzioni sono orientate proprio come le porte scee di Troia.

Porta di Juso

La Porta di Juso è il più antico ed il principale accesso alla città, ricavata scavando nel banco di roccia, è difficile attestarne una datazione, tuttavia si può ipotizzare che la struttura, pur rimodellata, fosse presente già in epoca tardo-antica, in quanto sorge in direzione di una strada pavimentata presente al di sotto di un ambiente del Castello Ducale, tale strada percorre il centro abitato da Est ad Ovest e risulterebbe essere un decumano.  Vari atti notarili testimoniano come la porta fosse affiancata da una torre di guardia, chiamata “Torre della Mazza”.        

Possiamo osservare la Porta di Juso in due rappresentazioni della nostra città, la prima risalente al 1786, ad opera dell’Abate di Saint-Non, presente nella sua opera Voyage pittoresque à Naples et en Sicilie. Qui per la prima volta viene rappresentata la nuova Collegiata con la cupola che aveva sostituito il duomo diruto in stile romanico pugliese.    

Un’altra rappresentazione è quella eseguita dal pittore Domenico Carella di Francavilla che nel 1787 inizia ad affrescare il nuovo duomo, restituendo una vivida e suggestiva immagine.

Il dipinto di Domenico Carella del 1787, all’interno della chiesa Matrice
L’Arco Antelmy

L’altro accesso alla città medioevale è permesso dall’arco Antelmy, nei pressi del municipio, più volte è stato detto come questo accesso non debba essere identificato come una porta in quanto non presenti architetture di tipo militare. A mio giudizio l’accesso è a tutti gli effetti una Porta, aperta dopo il 1600 proprio come la Porta Croce, per permettere lo sfogo verso l’esterno e l’ingresso da parte della popolazione insediatasi lungo la direttrice di Via Orto di Burla. L’accesso appare notevolmente arretrato rispetto alle costruzioni circostanti, bisogna chiarire però che la vera e propria Porta Antelmy è celata dall’Arco Antelmy.

 La costruzione appare complessa e dificile da inquadrare in quanto frutto dei rimaneggiamenti e vari strati costruttivi che si sono avvicendati nei secoli.

In questa prima foto si può notare l’Arco Antelmy costruito probabilmente tra la metà e la fine del 1700, necessario a permettere il passaggio al di sotto della casa soprana.

Quella che appare la vera Porta Antelmy

Queste foto ci mostrano la vera e propria Porta Antelmy, arretrata rispetto alla costruzione precedente ed autonoma, abbiamo già definito la funzione della porta, non un accesso principale ma una posterula che sorge al di sotto di un superstite tratto di mura medioevali.

Per quanto concerne i problemi sollevati da altri studiosi, legati alla mancanza di baluardi difensivi attorno alla porta, ci troviamo in realtà dinanzi Porta che conserva tuttora la sua originale conformazione, proprio al di sopra della porta vi è una casa soprana che aveva diretto affaccio sul panorama circostante, ad oggi offuscato dalla costruzione posta a ridosso.

La pianta della città che si è sviluppata intorno al castello

Inoltre, sul lato destro della porta vi è una costruzione che rientra nel circuito del Castello ducale e che sembra fungere da baluardo difensivo, vero e proprio bastione.

Il centro storico-medioevale di Ceglie, ricopre una superficie di 4 ettari, più grande di quello di Cisternino (2,55 Ha) e di Locorotondo (2,80 Ha), poco più piccolo di Ostuni (4,77 Ha). I quattro centri presentano caratteristiche affini sul punto di vista architettonico, anche per quanto riguarda le mura medioevali.

Un’antica mappa di Locorotondo, edificata su struttura circolare

Partendo dall’esempio di una pianta della città di Locorotondo, risalente al 1579[4] e conservata nell’archivio di Stato di Brindisi, osserviamo come la città fosse cinta da 12 torri circolari che si alternavano ad intervalli regolari.

Anche la cinta muraria di Ostuni presenta, attualmente, 9 torrette circolari che si alternano ad intervalli regolari.

Pertanto, è verosimile accettare che anche per la nostra città (dove solo 3 sono le torri superstiti), valesse tale schema.

Analizziamo ora le vedute di Ceglie:

  1. Nella veduta del 1566 possiamo osservare 7 torri,
  2. Nella veduta del 1638 possiamo osservare 6 torri,
  3. Nella veduta del 1786 possiamo osservare 6 torri,

Non ci son pervenute piante della nostra città, quindi appare impossibile stabilire in maniera certa il numero di torri che la cingessero; tuttavia, prendendo in esempio il caso di Locorotondo e la sua dimensione paragonata con quella di Ceglie, possiamo provare a ipotizzare approssimativamente la loro posizione e numero. Seguendo uno schema regolare che prende come misura campione la distanza tra le due torri del giardino ducale (45 metri circa) otteniamo un quadro generale che restituisce 3 porte urbiche ed 1 posterula e 17 tra torrette e bastioni.

La cinta del nucleo storico di Ceglie Messapica
La Torre di Porta Croce

La Porta della Croce si presentava avanzata rispetto alle mura, di questa rimane il posto di guardia ed un barbacane, entrambi inglobati in un palazzo; essa era difesa dalla torretta di Via Pietro Elia e da quello che sembra essere un dongione, simile ad altre torri delle città limitrofe. In particolare, tale costruzione è visibile nella sua mole da Via Chianchizze, in parte inglobata da Palazzo Lamarina.

La Torre di Porta Grande a Cisternino

L’edificio presenta un altezza di 16 metri e ricorda la Torre di Porta Grande di Cisternino, la quale presenta caratteristiche simili sia per la dimensione (18 metri) che per la tecnica costruttiva.

La Torre Grande, così detta per la sua imponenza e poiché al suo fianco sorgeva la “Porta Grande” risale al XII secolo, strutturata per fungere da punto di avvistamento più che di difesa. “Infatti, non a caso si colloca sul punto più alto del colle, a guardia della Valle d’Itria, ed è congiunta visivamente con le fortificazioni di Ceglie Messapica, sullo Jonio, e di Ostuni, sull’Adriatico[5]

La Costruzione segue a tutti gli effetti il circuito delle mura e si denota come risalga ad un periodo certamente antecedente ai palazzi che la circondano e che è a tutti gli effetti un unicum nell’architettura cegliese.


[1] https://www.discovermesagne.it/21-2/ (Porta Nuova)- Discover Mesagne

[2] Storia di Ceglie Messapica- Giuseppe Magno; Pietro Magno, 1993, Schena Editore, Fasano

[3] Miscellanea di atti notarile di particolare rilevanza storico-sociale, secoli XVI-XVIII; (Archivio di stato di Brindisi)

[4] eniculturali.it/index.php/teca-digitale?view=show&myId=41f5e68a-18cb-40e3-a492-073be3ac8af8 Fondo: Archivio di Stato di Brindisi; volume 5774 carta 47.0

[5] https://fondoambiente.it/luoghi/torre-civica-102911?ldc “La torre Civica di Cisternino” FAI- Censimento dei luoghi italiani da non dimenticare

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