Antiche mappe del ‘600 riportano la località di Santa Maria di Vico a ridosso di Ceglie Messapica. Potrebbe essere la collina di Montevicoli, già frequentata dai messapi, allora come ora costellata da numerose abitazioni. E forse qui andrebbe cercato il tempio immerso nel “bosco sacro”
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di Jacopo Urso
Immerso tra antiche mappe raffiguranti la nostra regione, scopro casualmente nei pressi del centro abitato di Ceglie, quello che viene segnato come un piccolo centro abitato, il toponimo risponde al nome di “Santa Maria di Vico”.
Ho avuto modo di constatare che il toponimo è riportato in 6 mappe da me studiate, la più antica reca la data di 1620, è una mappa disegnata dal padovano Giovanni Antonio Magini, per l’esattezza qui il luogo in esame viene riportato come “S.M. divico”.
Ritorna poi in un’opera del 1640 del cartografo olandese Willem Blaeu ancora come “S.M. divico”. Poi è la volta di un altro cartografo olandese, Frederick de Wit, che per primo riporta per intero il nome “S. Maria di Vico”. Seguendo l’ordine cronologico è il turno della mappa di Antonio Zatta del 1783 e poi ancora nel 1790 di Giovanni Maria Cassini, entrambi con “S.M. di Vico”.
Sulle varie mappe sono riportati con le stesse lettere appuntate altri luoghi di culto, ad esempio “S.M. de Datoli” , l’odierna chiesa della Madonna d’Attoli, con annesso abitato romano nei pressi di Ginosa; oppure “S.M. delle Rose”, l’attuale Chiesa della Madonna delle rose a Molfetta; ancora “S.M. di Pozzo Guasito”, l’attuale Santa Maria di Pozzo Faceto in territorio di Fasano; e tante altre ancora. Pertanto, sul significato della dicitura “S.M.” non vi è dubbio alcuno.
D’altronde anche riguardo il luogo non vi sono troppe difficoltà nell’affermare che il luogo da prendere in esame sia il Monte Vicoli, già noto per la presenza delle grotte e, come vedremo di seguito, anche per tanto altro.
La mia prima premura è di cercare corrispondenze o fonti, pertanto mi cimento nella ricerca. In poco tempo riesco a racimolare qualche informazione, difatti in Italia vi sono solo 4 chiese che rispondono al nome di Santa Maria di Vico.
- Chiesa di Santa Maria di Vico, comune di Nesso (CM);
- Chiesa di Santa Maria in Vico, comune di Avezzano (AQ);
- Chiesa della Madonna di Vico, comune di Spello (PG);
- Chiesa di Santa Maria a Vico, comune di Sant’Omero (TE)
Due si trovano quindi in Abruzzo, una in Lombardia e l’ultima in Umbria. Inoltre, poi scopro che anche un comune di circa 14 mila abitanti del Casertano si chiama Santa Maria a Vico.
Mettiamo allora in evidenza i motivi topici di questa vicenda, topoi che segnano un importante punto di partenza nell’economia della ricerca.
Per i fini della comprensione è necessario chiarire cosa sia il vicus romano:
“[1] Il termine lat. vicus designa un gruppo di case e serve a descrivere un insediamento circoscritto all’interno di una porzione di territorio, di un Pagus o di una Civitas”.
Santa Maria di Vico (Nesso)
La chiesa sorge fuori dal piccolo centro abitato, in contrada “Vico”, l’edificio risalirebbe ad un epoca compresa tra il 1100 e il 1184, al suo interno numerosi e bellissimi affreschi romanici riferibili al 1200 e altari lignei del 1500 [2]. Affianco alla chiesa venne eretto poi un piccolo ospedale, l’edificio religioso funse più volte da lazzaretto durante le epidemie. Il nome della chiesa deriva dal Vicus di epoca romana che qui sorgeva [3].
Santa Maria in Vico (Avezzano)
L’edificio fu completamente distrutto dal terremoto della Marsica del 1915, rimane solo parte del portale d’ingresso. Un luogo di culto risultava esistente già nel X secolo d.C. “S. Laurentius in Vico”, per poi assumere la denominazione di nostro interesse nel 1113, quando viene citata l’istituzione di un ospedale dell’ordine gerosolomitano dalla Bolla papale di Pasquale II [4].
L’edificio presentava una struttura molto semplice in sobrio stile romanico, per quanto al suo interno vi fossero affreschi e pale dipinte riferibili già al periodo bizantino. Il toponimo anche in questo caso deriva dalla località in cui sorgeva l’edificio ossia “Vico”, piccolo villaggio di case sparse ascrivibile all’epoca romana [5].
Chiesa della Madonna di Vico (Spello)
La chiesa, detta anche “Tonda” per la sua caratteristica forma, sorge nei pressi della Via Amerina [6], antica via romana che collegava Roma a Perugia, nei pressi dell’edificio sono stati ritrovati reperti e sparse vestigia risalenti al primo nucleo di Spello, quello del vicus romano. L’aspetto attuale della chiesa risale al XVI secolo, quando l’edificio fu ampliato inglobando anche parte di quello vecchio risalente al 1300 [7]. L’impianto è a croce greca e al suo interno presenta opere di notevole pregio.
Chiesa di Santa Maria a Vico (Sant’Omero)
La chiesa si Santa Maria a Vico è un importantissimo monumento, riconosciuta dal 1902 come monumento nazionale, inoltre si tratta del più antico monumento dell’intero Abruzzo, databile in maniera abbastanza certa al finire del 900 d.C.
L’architettura va a sostituire un precedente impianto di epoca paleocristiana.
Proprio a pochi metri dalla facciata della chiesa sono conservate le vestigia di un centro databile all’epoca Traiana (I secolo d.C.) [8] e la cui vita si protrasse sino alle soglie del XI secolo d.C., il sito, chiamato Vicus Stramentarius [9] è oggetto tutt’ora di scavi e studi, restituendo epigrafi e materiali di epoca romana.
Per quanto riguarda il comune di Santa Maria a Vico, vi sono moltissimi dati e fonti a riguardo, la città fu fondata nel IV secolo a.C. dai romani durante la seconda Guerra Sannitica, la città fu chiamata Vicus Novanensis, il destino del centro seguì alterne fortune, tuttavia per via di varie incursioni e razzie da parte di barbari, il centro si frazionò sempre più. Il centro ha conservato il proprio nome sino alla costruzione della Basilica dell’Assunta nel 1492, quando nei primi del 1500 assunse il nome attuale.
Monte Vicoli a Ceglie
Il Monte Vicoli è sempre stato un luogo importante per la popolazione cegliese, la cui frequentazione risale a tempi imprecisati e forse indefinibili, tuttavia oltre alla presenza delle famose Grotte, è inoltre acclarato come il luogo fosse frequentato già dai messapi, per via del ritrovamento, nel 1879, di un’iscrizione in messapico con una dedica alla dea Afrodite[10], questa iscrizione (oggi conservata nel museo provinciale di Brindisi), fu rinvenuta in una grotta diversa da quelle sopracitate, in un antro affrescato; il luogo fu poi visitato dagli illustri Wilhelm Deecke e Theodor Mommsen.
Pochi anni dopo invece in un fondo di proprietà del dottor Giuseppe La Gamba, sempre in contrada Monte Vicoli, furono rinvenute delle ghiande missili con varie iscrizioni [11].
Alla luce di queste poche informazioni proviamo ad evidenziare il fil rouge della vicenda, il toponimo Vico ricorre in solo 5 casi in tutta la penisola, 6 se includiamo anche Ceglie. Alcuni storici locali ipotizzarono già anni fa che il nucleo di Kailia, dopo la conquista romana del Salento avvenuta nel 267 a.C., si fosse frazionato in piccoli centri sparsi per tutto il territorio di cui il più consistente proprio alle pendici e lungo i fianchi del Monte Vicoli. Di altri nuclei di epoca romana abbiamo testimonianze in contrada Genovese e Campo d’Orlando.
In quella sede si tentò di tracciare la storia di Ceglie, impresa non da poco; tuttavia, il toponimo “Vicoli” fu fatto risalire non al Vicus romano di cui abbiamo parlato già, bensì al Lucus, ossia il bosco sacro:
“Nel culto dell’Antica Roma lucus e nemus indicano entrambi il Bosco Sacro, Lucus è la radura, naturale o creata dall’uomo, ma seguendo un rituale rispettoso delle divinità del bosco, come spiega Catone, o perché in generale è la parte del bosco che veniva riservata al culto.” [12]
L’agglomerato di Santa Maria di Vico a Ceglie, da come si evince dalle mappe, rimase frequentato almeno sino al 1800, ed oggi è una zona residenziale che vede unirsi trulli e casedde a ville di recente costruzione; considerando l’ipotesi del vicus romano, staremmo parlando di una zona la cui frequentazione umana, almeno quanto Ceglie in se, prosegue interrotta da oltre due millenni.
La domanda ora sorge spontanea, visti i ritrovamenti del passato di indiscutibile valore e l’importante toponimo ancora in auge, esiste o esisteva fino a tempi recenti un edificio di culto che, come negli altri casi suddetti, dava il nome all’agglomerato?
Dove è la Chiesa di Santa Maria di Vico di Ceglie?
Bibliografia
[1] https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/007867/2006-10-09/ Dizionario storico della Svizzera.
[2] Marilì Cammarata, Una chiesa da riscoprire: S. Maria di Vico sul lago di Como, in Bisanzio e l’Occidente: arte, archeologia, storia. Studi in onore di Fernanda De’ Maffei, Roma, 1996, pp. 585-591.
[3] http://www.triangololariano.it/it/chiesa-di-santa-maria-vico-nesso.aspx
[4] https://www.orderofmalta.int/it/storia/1113-la-bolla-pie-postulatio-voluntatis/
[5] Tommaso Brogi, Memorie di Vico e della sua chiesa di S. Maria nella Marsica, Avezzano, Tipografia Angelini, 1902, Pagina 6
[6] C. Fratini – Santa Maria di Vico La chiesa Tonda, Breve storia di un Santuario “Fallito” – 2020
[7] S. Stoppini – “La Madonna di Vico (Chiesa Tonda)” – Gedi Editrice 2021
[8] M. Moretti, Architettura Medioevale in Abruzzo – (dal VI al XVI secolo)
[9] A.R. Staffa ne Le valli della Vibrata e del Salinello, Documenti dell’Abruzzo Teramano
[10] Francesco Ribezzo – Corpus inscriptionum messapicarum
[11] Ibidem nota n.9
[12] https://www.romanoimpero.com/2011/01/boschi-sacri.html