30 Gennaio 2025

Duello sull’assistenza ai pazienti

L'accettazione del Centro di riabilitazione di Ceglie Messapica
L'accettazione del Centro di riabilitazione di Ceglie Messapica

Quasi due mesi dopo l’internalizzazione del Centro di riabilitazione di Ceglie l’assessore Amati e la Fondazione San Raffaele si sfidano sull’efficacia delle cure. Ma si sconta il grave ritardo dell’Asl-social

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Dopo due mesi sono tornati a incrociare le spade l’assessore al Bilancio Fabiano Amati e il presidente della Fondazione San Raffaele Sergio Pasquantonio. Il motivo è sempre il Centro di riabilitazione di Ceglie Messapica, passato lo scorso 1° dicembre dalla gestione privata della famiglia Angelucci a quella pubblica dell’Asl di Brindisi.

L’assessore e il manager si sono inviati messaggi a distanza, dichiarazioni in cui si sottolineano le insofferenze passate e presenti della struttura sanitaria, senza far mancare toni preoccupati sulle prospettive e le difficoltà da risolvere. Un duello apparentemente di fioretto, fatto di espressioni ironiche per apparire eleganti, ma pesanti sotto diversi profili: quello dell’assistenza sanitaria, quello della qualità dell’offerta medica, il futuro del personale impegnato nell’ospedale di alta specializzazione.

Il motivo dello scontro a distanza, le lamentele di una paziente costretta a girare tra Ceglie, Sulmona e Montecatone (in Emilia) per affrontare la propria patologia, vicenda triste riportata oggi da “Quotidiano di Puglia” che riporta pure il risentimento della Fondazione San Raffaele su quanto è stato promesso e non ancora realizzato. Come, ad esempio, la prestazione dei medici specialisti, necessariamente in prestazione aggiuntiva (lavoro straordinario) per assicurare la presenza all’ospedale Perrino e al Centro riabilitativo di Ceglie, una situazione che poteva essere tollerata nelle prime settimane ma che ora rappresenta un problema ormai esploso. Una “lentezza” segnalata dall’ex gestore all’Asl di Brindisi dove sarebbero più impegnati ad annunciare mirabilie virtuali sui social anziché risolvere questioni reali che rischiano di incancrenirsi.

Ce n’è abbastanza per accendere le polveri (per restare in tema) tra l’assessore regionale e il presidente della Fondazione San Raffaele.

Riportiamo la nota dell’assessore Amati.

“Toh! Chi si rivede. La Fondazione San Raffaele, gestore sino a qualche mese fa del Centro di riabilitazione di Ceglie Messapica, senza aver vinto mai alcuna gara e per 24 lunghissimi anni. 
Guardando ancora meglio le carte e mettendoci nei panni di tanti pazienti che non hanno potuto ricevere le più appropriate prestazioni sanitarie, risulta la mancata attivazione di 20 posti per unità spinale, a causa della gestione del Centro di riabilitazione affidata alla Fondazione San Raffaele e che anche per questo la Regione Puglia ha condotto la battaglia per estrometterla e passare alla gestione pubblica.
Infatti: per 11 anni non abbiamo potuto trattare i codici 28 (unità spinale), costringendo i pazienti e le loro famiglie a girare il mondo. 
Ecco i fatti e le carte. I 20 posti letto di unità spinale sono nella dotazione del Centro di riabilitazione di Ceglie sin dal 2013. Perché allora non furono mai attivati? È molto semplice. Con nota della ASL del 15 aprile 2013 si comunicava l’attivazione dei posti, non autorizzata dalla Regione con nota del 19 aprile 2013. Con tale ultima nota, si faceva presente che per attivare i posti bisognava effettuare le procedure previste dalla legge regionale n. 8 del 2004, così da ottenere l’autorizzazione alla realizzazione, all’esercizio e all’accreditamento. In mancanza di tutto questo – spiegava la Regione alla ASL – non sarebbe stata possibile l’attivazione né l’affidamento alla Fondazione San Raffaele, a ciò ostando l’esistenza di un contratto per la gestione temporanea e provvisoria nemmeno conosciuto dalla Regione. E a quel proposito, la stessa Regione richiedeva di conoscere quale fosse stata la procedura a evidenza pubblica (gara) effettuata per l’affidamento alla Fondazione San Raffaele, considerato che la convenzione del 2004 era un rapporto contrattuale mai autorizzato dalla Giunta regionale. Ovviamente, com’è noto, non c’è mai stata una procedura a evidenza pubblica. 
Se volessimo dunque attribuire una responsabilità alla Regione e alla ASL su questo punto, essa consiste nel fatto che l’iniziativa di internalizzazione del servizio doveva essere fatta almeno nel 2013, senza attendere ulteriori 14 anni, in cui non abbiamo potuto assicurare servizi di salute così importanti. 
Anche su questa vicenda ho chiesto ai dirigenti regionali d’integrare la segnalazione alla Procura della Repubblica di Brindisi. 
Circa me, infine, mi permetto di chiedere alla Fondazione San Raffaele di integrare anche con questi fatti l’atto di citazione per risarcimento da diffamazione che mi hanno notificato, altrimenti lo farò io, così da poter allungare la lista dei testimoni da far ammettere dal Tribunale di Roma per decidere la controversia”.

Di seguito la replica del presidente della Fondazione San Raffaele.

“Toh la Fondazione San Raffaele si rivede” titola così l’assessore al Bilancio Fabiano Amati il suo ultimo comunicato stampa. Ci prende in giro? Toh! Qualcuno si vede in quel di Puglia dovremmo dirlo noi che abbiamo inviato allo stesso, Regione e ASL decine e decine di lettere di sollecito e richieste di chiarimenti in merito agli impegni disattesi nei nostri confronti senza mai ricevere risposta alcuna. Ora delle due l’una, o l’Assessore è particolarmente permaloso o non accetta la verità che non ci stancheremo mai di raccontare e che smentisce ogni sua assurda e fantasiosa ricostruzione dei fatti. In primis il codice 28, i posti letto di unità spinale di cui parla l’Assessore senza cognizione di causa, sono sì nella dotazione del Centro prevista dalla ASL sin dal 2013 ma non c’è mai stata alcuna delibera che ne consentisse la reale attivazione, cosa più e più volte sollecitata negli anni da questa Fondazione. Quindi l’Assessore farebbe bene a rivolgere le sue accuse a i veri Responsabili, a chi ha scientemente voluto che i cittadini pugliesi andassero in giro per il mondo a cercare cure e assistenza. A chi gli ha negato il sacrosanto diritto alla salute.

Ecco è questo il punto. Ora secondo l’Assessore questo diritto viene garantito, ma come? Attraverso i beni (letti, respiratori, monitor, ecc, l’elenco è lungo) di altri, di cui la ASL, e dunque la Regione, si è impossessata indebitamente? Lo chiediamo espressamente all’assessore al Bilancio a questo punto? È così  che una Regione appiana i suoi debiti? È così che garantisce le cure? Eppure prima che essere Assessore, ci risulta che Fabiano Amati sia un avvocato, dovrebbe essere a conoscenza di cosa sia legale e cosa no. Ribadiamo che siamo una Fondazione no profit che per 24 anni ha solo fatto del bene a questa Regione come si evince da decine e decine di testimonianze riportate dei media non solo regionali. Pertanto oltre a sentirci derubati ci sentiamo soprattutto anche profondamente offesi da chi anziché attenzionare le quotidiane criticità  giornalmente raccontate dalle cronache sia nel campo sanitario che in quello finanziario, non ultimo l’oneroso viaggio a Miami che ha accesso le polemiche anche all’interno della maggioranza stessa, cerca di far passare la scelta di internalizzare il centro di riabilitazione di Ceglie come un qualcosa che mette al centro il cittadino e i suoi bisogni quando altro non è che palese campagna elettorale. Ora la questione è complessa e non saremo noi a doverne dare conto ma il Presidente uscente che ha scelto personalmente i suoi collaboratori e ne ha condiviso le strategie”.  

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