Sul canale YouTube “Cronache e cronachette” curato da Stefano Menga, alcuni anni fa, è stato pubblicato un video della durata di 10 minuti e 35 secondi, tuttora visibile, dal titolo “Cripta storica della chiesa Matrice”, riguardante un sopralluogo informale effettuato nelle strutture sotterranee della chiesa Matrice di Ceglie Messapica, in data non individuabile, ma risalente a non meno di 20 anni orsono, da parte di tre persone individuate nei due cultori di storia locale, il prof. Gaetano di Thiene Scatigna Minghetti e il cav. Michele Ciracì, nonché nel sacrestano dell’epoca Giuseppe Bellanova.
Dalla visione del filmato si scorgono in maniera chiara i resti di corpi umani ammassati in maniera disordinata in questo vasto ambiente sotterraneo realizzato con conci calcarei non intonacati, resti frammisti a indumenti laceri e frammenti di casse in legno per sepolture.
Il video è supportato dalla registrazione, in audio, dei commenti operati nella circostanza dalle tre citate persone che parlano della presenza di centinaia di corpi ed anche di una statua raffigurante l’Assunta che appare nelle immagini registrate.
Molto probabilmente, secondo la prassi adottata per centinaia di anni, comunque prima dell’adozione degli odierni cimiteri, si tratta dei resti di persone inumate nei sotterranei della chiesa e qui abbandonati. Sono cumuli di corpi di uomini, donne, bambini, accatastati l’uno sull’altro, alcuni contenuti in casse di legno aperte, altri mummificati ed appoggiati alle pareti.
Questi poveri resti sono frammisti ai brandelli dei vestiti indossati al momento del posizionamento in loco e a pezzi di legno di casse sfasciate.
Questi poveri resti sono frammisti ai brandelli dei vestiti indossati al momento del posizionamento in loco e a pezzi di legno di casse sfasciate.
Si tratta quindi di una specie di fossa comune con una stratificazione di corpi che si è protratta per numerosi anni, in una struttura chiesastica tuttora in uso nella parte sovrastante. A seguito della pubblicazione di tale filmato, non risultando, almeno da fonti aperte, che alcuna autorità religiosa o civile si fosse interessata alla vicenda o che almeno ne avesse avuta formale cognizione, e che quindi fosse intervenuta sia sotto l’aspetto della pura pietas umana ovvero per avviare una tutela storico/archeologica e/o valorizzazione interdisciplinare antropologica, etnologica e genetica come avvenuto in casi analoghi, con lettera del 23 giugno 2023, gli scriventi hanno inteso segnalare la questione alla Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi e Lecce, trasmettendo, tra l’altro, copia del filmato su supporto CD.
La Soprintendenza, con nota del 21 dicembre 2023 (prot. 0020641), ha comunicato che la “situazione descritta è comune alle chiese presenti nel territorio nazionale che almeno fino all’editto napoleonico di Saint Cloud (esteso al Regno d’Italia nel 1806) hanno svolto funzione parrocchiale: fino agli inizi dell’Ottocento e in alcuni non limitati casi fino agli inizi del secolo seguente (nonostante il divieto normativo) era costume seppellire non all’interno dei cimiteri posti fuori dal centro abitato, ma al di sotto degli edifici di culto cristiano che svolgessero funzione parrocchiale o che, per pratica devozionale consuetudinaria, potesse accogliere inumazioni. In conseguenza di questa pratica, è notorio che tali edifici custodiscano camere ipogeiche, sepolture, sepolcri, camere-colatoio, colati singoli non ancora bonificati dal pietoso contenuto di resti umani.
Nel ringraziare per la preziosa collaborazione, la nota della Soprintendenza conclude garantendo, in ottemperanza alla legislazione di tutela vigente nonché alle norme interne a questo Ministero, in occasione di lavori che dovessero interessare il sottosuolo della presente chiesa, sarà nostra cura provvedere alle attività che potranno essere effettuate in relazione al quadro economico del progetto.
Vi è da aggiungere che una situazione simile, con tutta probabilità, interessa anche la cripta sotterranea della splendida chiesa di San Domenico annessa al convento settecentesco dei frati predicatori, già sede del Comune, convento destinato recentemente, per una scelta discutibile attesi anche i risultati, ad una scuola internazionale di cucina.
Anche se la Soprintendenza di Lecce non ha mostrato particolare interesse alla questione segnalata liquidandola con una risposta meramente burocratica e senza voler disporre almeno un sopralluogo, vi è da dire che altre Soprintendenze, per vicende analoghe, sono divenute parti attive di intesa con altre autorità.
Per esempio in concomitanza con l’inizio delle indagini archeologiche e antropologiche presso il sito di Santa Maria di Vercelli, il 19 novembre 2021 nel salone Sant’Eusebio del Seminario Arcivescovile della stessa Vercelli, si è tenuta una giornata di studi dal titolo “resti umani e archeologia. La chiesa di Santa Maria Maggiore apre le porte alla ricerca”, organizzata dal gruppo di ricerca in osteo-archeologia dell’Università degli Studi dell’Insubria, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica delle province di Biella, Novara e Vercelli e con l’Ufficio Diocesano per i Beni Culturali. Nella circostanza sono stati diffusi i risultati preliminari e sono state esposte le modalità di analisi e di ricerca sul sito.
E ancora, il Ministero della Cultura in datata 27 ottobre 2020 ha pubblicato una nota dal titolo “Pievepelago (Modena) – eccezionale ritrovamento nella chiesa di Roccapelago – la camera del tempo. Gli scavi della cripta recuperano decine di corpi mummificati, ancora con i propri abiti e oggetti personali sepolti fra il XVI e il XVIII secolo”.
In sintesi … Particolari condizioni ambientali hanno mummificato circa un terzo dei defunti, un caso unico nell’Italia Settentrionale. Una piramide di corpi accatastati uno sull’altro, cadaveri di adulti, infanti e bambini in parte scheletrizzati, in parte mummificati, quasi tutti supini, qualcuno adagiato sul fianco, qualcuno prono in un coacervo di pelle, tendini , capelli abiti, calze cuffie sacchi e sudari … aprire quella botola è stato come è stato come entrare in una strana wunderkammer. Un primo studio delle mummie ha già definito alcuni caratteri di quell’antica comunità: stile di vita, frequenza e distribuzione dei decessi di adulti e bambini, longevità maschile e femminile… (…).
Il complesso studio interdisciplinare è gestito dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Emilia Romagna, le Università di Bologna e Modena, la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, l’Ufficio Diocesano Arte Sacra di Modena e il comune di Pievepelago.
In ogni caso, prendendo al balzo le buone intenzioni manifestate dalla Soprintendenza di Lecce, è auspicabile che il recupero e l’analisi dei resti umani e degli ambienti che li custodiscono presenti nelle chiese cegliesi, divengano di argomenti di comune interesse in modo che gli amministratori locali, nel quadro delle iniziative culturali, possano riservare dei finanziamenti per un intervento mirato di intesa con le autorità ecclesiastiche, la Soprintendenza ed Istituti Universitari interessati.
Si tratta certamente di operazioni non semplici che necessitano di capacità politico/amministrative e organizzative di livello anche in considerazione dei risultati di qualificante spessore storico-culturale che possono essere conseguiti.
Domenico Biondi, Domenico Strada
Ceglie Messapica, 23 maggio 2024
Quindi,ove se non si movesse nessuno,quei poveri resti umani rimarrebbero in quel posto per omnia secula seculorum?