La Corte Costituzionale ha respinto le obiezioni del governo nazionale che riteneva illegittima la legge regionale della Puglia sul passaggio del Centro di riabilitazione di Ceglie Messapica alla gestione pubblica. Soddisfatto l’assessore pugliese Amati che dedica la vittoria ad un giovane paziente della struttura. Critiche al centrodestra che si è opposto al provvedimento adducendo motivi di ordine finanziario. “Smentito l’impianto difensivo che ci accusava di aumenti della spesa sanitaria” afferma il governatore Emiliano. La Fondazione San Raffaele: “Gli Angelucci non hanno avanzato alcuna pretesa in merito alla legge regionale”. Il nodo dei dipendenti e della continuità lavorativa
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di Luca Dipresa
La Corte Costituzionale boccia il Governo Meloni e le pretese della famiglia Angelucci. La Corte costituzionale “ha demolito punto per punto le obiezioni del Governo: nessun aumento di spesa, nessuna violazione dei piani di rientro, nessuna forzatura programmatoria. Solo un atto di giustizia”. E’ quanto afferma l’assessore regionale Fabiano Amati promotore della legge regionale che decretava il passaggio all’Asl di Brindisi del Centro di Riabilitazione. Un parere che arriva a poche settimane di distanza dalla sentenza del Tar di Lecce che ha stabilito che il Centro di Riabilitazione è struttura pubblica. Nella sentenza della Corte un solo appunto che riguarda la questione tecnica sulle assunzioni. “Questione questa – a parlare è sempre Amati – che correggeremo subito, per rispetto dei principi costituzionali”.
E’ dunque legittima la Legge regionale pugliese n. 21 del 2024, che ha disposto il passaggio della gestione del Centro riabilitativo di Ceglie Messapica dai privati alla sanità pubblica. “E’ stato quindi smentito l’impianto difensivo della Presidenza del Consiglio, che accusava la Regione Puglia di violare il Piano di rientro e di provocare un aumento della spesa sanitaria” ha sottolineato il presidente della Regione Michele Emiliano. “La Corte, invece, ha valorizzato proprio il risparmio di spesa – ha proseguito il governatore – che si è verificato a seguito del passaggio della gestione alla sanità pubblica, affermando che le prestazioni fornite dalla struttura rientrano nei livelli essenziali di assistenza (Lea), che vanno assicurati ai cittadini pugliesi”.
La notizia si è subito diffusa negli ambienti facendo tirare un sospiro di sollievo soprattutto agli operatori del Centro cegliese. Soddisfazione a tutto campo dell’assessore regionale che senza mezzi termini parla di una vittoria importante. “La Corte costituzionale ha respinto l’impugnativa del Governo Meloni contro la legge regionale per il Centro pubblico di Riabilitazione di Ceglie Messapica – afferma Fabiano Amati -una sentenza limpida, che sconfessa ogni pretesa della famiglia Angelucci e riafferma un principio elementare: la salute non è merce, e i luoghi della cura appartengono ai cittadini, non alle procedure opache e alle confidenze con gli operatori economici privati”. E non dimentica quando “Abbiamo lottato in solitudine, spesso nel silenzio. Ricordo i giorni in cui era difficile persino farsi vedere accanto a me”.
Il Centro di Riabilitazione di Ceglie potrà continuare il suo cammino come struttura regionale interamente pubblica, “generando risparmi per la Regione e restituendo dignità al servizio sanitario pubblico”. Ed ancora: “La Corte costituzionale ha demolito punto per punto le obiezioni del Governo: nessun aumento di spesa, nessuna violazione dei piani di rientro, nessuna forzatura programmatoria. Solo un atto di giustizia”.
Ed il pensiero di Fabiano Amati torna al passato dedicando la “vittoria” a Mattia, il paziente che andando a visitare gli fece prendere contezza della situazione e del problema, “e a tutti i pazienti che hanno sofferto, alle famiglie che hanno atteso con dignità e dolore, e ai dipendenti e sindacalisti che, nelle giornate afose di luglio e agosto, erano accanto a me, nonostante sembrasse che li stessi portando in un rischiosissimo vicolo cieco, e a tutte le persone che mi vogliono bene e che in quei giorni temevano per me. A loro va il mio abbraccio commosso e riconoscente”.
Un lavoro di squadra quello messo in campo ed è per questo che Amati ha voluto ringraziare il Presidente Michele Emiliano, “che non ha fatto mancare il suo sostegno in questa enorme battaglia, e la maggior parte dei colleghi Consiglieri regionali che offrirono il loro voto alla causa”. Ringraziamenti anche all’Avvocatura regionale, ai dirigenti e i funzionari Vito Montanaro, Mauro Nicastro, Antonella Caroli, Elena Memeo, Emanuele Carbonara e Daniela Pizzuto “che con me hanno sofferto e resistito a un’aggressività senza pari.
La Fondazione San Raffaele: “La famiglia Angelucci estranea al ricorso”
Il presidente della Fondazione San Raffaele, Sergio Pasquantonio, ha replicato alla sentenza della Consulta rispondendo al “comunicato diffuso dall’assessore regionale Fabiano Amati”.
Dice la Fondazione:
“1. La famiglia Angelucci è completamente estranea al ricorso
Contrariamente a quanto insinuato dall’assessore Amati, si sottolinea con fermezza – sottolinea Pasquantonio – che la famiglia Angelucci non è parte del giudizio costituzionale e non ha avanzato alcuna pretesa in merito alla legge regionale impugnata. L’azione è stata promossa unicamente dal Governo, nell’esercizio delle proprie prerogative costituzionali, per valutare la legittimità delle disposizioni normative regionali rispetto all’ordinamento nazionale.
2. Amati ignora – o nasconde – il cuore della decisione
La Corte Costituzionale, con la sentenza in oggetto, ha dichiarato illegittima la parte della legge regionale che consentiva assunzioni dirette di personale per il Centro, in violazione dei principi costituzionali in materia di accesso alla pubblica amministrazione. Il pronunciamento è chiaro: le assunzioni previste dalla legge regionale non sono ammissibili, e dovranno invece essere effettuate attraverso regolari procedure concorsuali. Parlare di “vittoria limpida” è dunque quantomeno fuorviante.
3. Serve rispetto per le istituzioni e trasparenza verso i cittadini
La narrazione proposta dall’assessore Amati, carica di toni trionfalistici e riferimenti personali, rischia di oscurare il contenuto tecnico e giuridico della sentenza, che impone alla Regione una correzione sostanziale della legge. È doveroso che ogni rappresentante istituzionale rispetti l’autonomia della Corte e si attenga ai fatti, senza travisare il senso delle sue decisioni – la conclusione a fini politici o propagandistici”.
Ora l’attenzione si sposta sul personale che vede schiarirsi l’orizzonte per la definitiva stabilizzazione, anche se resta il nodo del concorso e della prestazione continuativa del lavoro.