Prendendo anche spunto dalla preziosa pubblicazione “il Monumento ai Caduti di Ceglie Messapico” di Michele Ciracì, edizione 2002, la ricostruzione delle vicissitudini di tale opera, offre un illuminante spaccato della corrente di pensiero “modernista” che ha pervaso alcune delle ultime amministrazioni.
Il vecchio ed elegante Monumento, realizzato dallo scultore Raffaele Giurgola su iniziativa del Comitato Madri e Spose dei Caduti e Dispersi del 1° conflitto mondiale, fu inaugurato nel 1929. L’opera, richiamando una rappresentazione classica, era costituita a una statua in bronzo raffigurante la Dea della Vittoria che, posta su un piedistallo, porgeva la corona d’ alloro ai nostri caduti raffigurati da un elmo in bronzo ornato di fronde di alloro e di quercia.
Ai quattro lati del basamento vi erano altrettante lastre di marmo con incisi dei testi di esaltazione del sacrificio dei nostri soldati; il tutto delimitato da una cancellata in ferro battuto.
A metà degli ’60, gli amministratori di Ceglie pongono in essere due incredibili eventi demolitori di doppia valenza sacrilega, religiosa e civile.
Viene abbattuta la cinquecentesca chiesa dei Cappuccini per far posto all’ospedale e viene demolito il Monumento ai Caduti che faceva ormai da molti anni, bella mostra di sé, di fronte alla Chiesa di San Rocco e al teatro comunale.
Il Consiglio Comunale di Ceglie, il 29 marzo 1965, con voto espresso all’unanimità dei 29 consiglieri presenti evidentemente animati da una discutibile ma compatta visione architettonica, decide “il rifacimento ex novo del Monumento ai Caduti del largo San Rocco necessario in seguito alla sistemazione a giardino dello spiazzo, perché non più’ intonato all’ambiente” .
Nella stessa sede viene approvato il progetto, casualmente già pronto, per la realizzazione del nuovo monumento di stile modernista in cemento armato, quello che oggi vediamo, ritenuto evidentemente piu’ “intonato” al contesto architettonico circostante, già inaugurato il 4 novembre successivo (1965).
Il vecchio monumento, espressione plastica della memoria di una comunità ferita nello spirito e nella carne, viene mutilato e smembrato.
L’Elmo in bronzo viene collocato sul pianale del nuovo monumento, la Vittoria Alata compie negli anni un piccolo pellegrinaggio: posta inizialmente nella sala consiliare, più tardi verrà posta in una rotonda stradale periferica sulla via per Villa Castelli, per poi ritornare più o meno nel posto dov’era prima, allocata, questa volta su un misero rialzo.
La povera dea porge il serto d’alloro al vuoto.
Non si hanno notizie della destinazione degli elementi lapidei del vecchio piedistallo, delle lapidi e della cancellata.
Nel 2017, nottetempo, il pesante elmo in bronzo, che dava almeno l’impressione della funzione del monumento, è stato rubato; naturalmente l’amministrazione comunale non si è minimamente posto il problema di rifarne una copia.
Nel frattempo le querce e la magnolie piantate nel giardino sono cresciute assumendo la pietosa ed importante funzione di nascondere agli occhi dei cittadini distratti e degli ignari turisti, la struttura in cemento armato e la sua vasca, il cui significato continua ad essere ignoto ai più, così come la sua “intonazione” al contesto architettonico circostante.
Ceglie Messapica, 3 giugno 2024