Un tempo non troppo lontano nel parco di via Crispi a Ceglie Messapica si poteva ammirare una pianta dove il “biopatriarca” Pasquale Gallone aveva innestato oltre cento varietà di fichi autoctoni. Ma ora resta solo il cartello delle buone intenzioni in un mare verde di erbacce e incuria
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di Damiano Leo
In via Francesco Crispi, a Ceglie Messapica, campeggia un giallo cartello, anche se disastrato, che ci ricorda che in zona si poteva contemplare “l’Albero delle meraviglie”. Si poteva, perché ora è rimasto prigioniero di sterpaglie, erbacce mai tagliate e oleandri troppo cresciuti.
Il cartello, posto il lontano 25 aprile 2019, a cura del Comune di Ceglie Messapica e dell’Associazione Passoditerra, nata con lo scopo di valorizzare le potenzialità del territorio della bassa Murgia, è il doveroso ricordo del cegliese Pasquale Gallone, deceduto qualche anno fa, che, con la sua passione per la biodiversità, divenendo un “biopatriarca”, come recita il cartello, realizzò l’albero delle meraviglie, innestando su un’unica pianta più di cento varietà di diversi fichi autoctoni. Una gran bella peculiarità, unica nel suo genere, che avremmo dovuto conservare a lungo e con orgoglio, anche perché, ne siamo certi, l’albero delle meraviglie non può che arricchire il nostro territorio. Anche in considerazione del fatto che di fichi, tra neri e bianchi, in natura ne esistono 700 varietà, diverse e tantissime di queste crescono solo nel nostro Paese e, di queste, un centinaio sono state impiantate su un unico albero, quello del cegliese Gallone.




Il parco di via Crispi dove un tempo campeggiava l’Albero delle meraviglie, ora avvolto dall’erba
Peccato che ora la stessa civica Amministrazione se ne sia completamente dimenticato. Come si è dimenticata di curare tutta la zona circostante. L’area nella quale, qua e là ma caparbiamente, fa capolino il grande fico, si trova a ridosso del Parco Urbano di via Francesco Crispi e via Domenico Amati. Anche questo completamente caduto nel dimenticatoio per quanto riguarda un minimo di decenza. Anche qui il verde trabocca, si inerpica ovunque, anela al cielo e invade ogni cosa, dando spazio a ricettacoli di immondizie con conseguenti possibili malattie. Anche perché lì possono “sgambettare” i cani, come recita un apposito cartello.
Lo stesso cartello, al punto 12, ricorda che “gli accompagnatori sono tenuti ad evitare che l’animale rechi danno alle piante, alle strutture ed alle attrezzature”, peccato che di attrezzature non è rimasto neanche il ricordo, forse perché Ceglie Messapica sta diventando la “Città delle dimenticanze”, e di piante non si vede che erbaccia spontanea.