16 Settembre 2024
medici in corsia
Dopo le ispezioni del Dipartimento di prevenzione l'Asl di Brindisi anticipa l'internalizzazione

Una delibera anticipa il parere del Tar: da lunedì il Centro di riabilitazione di Ceglie Messapica sarà “pubblico”. Il consigliere Amati: “In corsia medici senza titoli specifici”

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La Regione sfratta la Fondazione San Raffaele dal Centro di riabilitazione di Ceglie Messapica. E lo fa con una delibera dell’Asl di Brindisi in cui si dice che dal prossimo 26 agosto, ovvero da lunedì, si avvia il Piano di internalizzazione, bypassando così anche il Tar che il 22 luglio aveva sospeso una precedente delibera, sempre dell’Asl brindisina, rimandando ogni discussione al 4 settembre. Una opzione burocratica che mal s’addice alle esigenze dei pazienti, dei lavoratori della struttura e della partita a scacchi che si gioca sul destino dell’ospedale di alta specializzazione da 24 anni gestito dalla società romana che fa capo all’imprenditore ed editore Antonio Angelucci, attuale parlamentare della Lega.

Dalla vivacità delle azioni è sempre più chiara la determinazione della Regione Puglia a riprendersi ciò che è o ritiene suo, attivismo contrastato da un’azienda sanitaria privata che per quasi un quarto di secolo ha comunque collaborato con la parte pubblica e che invece ora è al centro di una frattura che rischia di danneggiare solo i pazienti, le loro famiglia e la mission stessa dell’impegno sociale ed etico che pubblico e privato devono in ogni caso garantire.

Dentro tutto ciò, la sorte dei lavoratori e la mortificazione di professionalità che vanno tutelate anche dalla ineleganza politica e da un dibattito  spesso di bassa levatura: “Mandiamo i controlli” dice chi difende il passaggio dell’ospedale alla gestione pubblica, “E allora noi mandiamo i controlli anche all’ospedale Perrino” la risposta. Visto che ci siamo, si potrebbero inviare ispettori anche per valutare le condizioni delle scuole, degli uffici pubblici, delle banche e persino delle caserme militari, con il rischio di fermare l’Italia. Ma è più un gattopardesco “controllare tutto per non controllare nulla”.

Tuttavia le denunce e le proteste non sono tutte uguali, né possono essere livellate al polverone che si alza come sabbia negli occhi. Nella delibera dell’Asl di Brindisi, la numero 1719 del 20 agosto scorso, si afferma che le ispezioni condotte dal Dipartimento pugliese di prevenzione  hanno rilevato la “presenza presso il Centro Riabilitativo di personale medico non in possesso della specializzazione richiesta per la compiuta presa in carico di pazienti in riabilitazione funzionale o neuroriabilitativa, nonché di personale medico versante in situazione di incompatibilità derivante da altri incarichi rivestiti”. Inoltre nella relazione de Dipartimento di sottolinea “il mancato rispetto dei criteri di ammissione dei pazienti, mancato aggiornamento delle cartelle cliniche e inosservanza del minutaggio minimo giornaliero per prestazioni riabilitative”.

E’ attesa una risposta della Fondazione San Raffaele per motivare i rilievi mossi e probabilmente sospendere per vie legali l’ulteriore passo dell’Asl. Da quanto si apprende i vertici della società avrebbero già diffidato l’Asl dall’intraprendere iniziative che sarebbero giudicate irregolari.

Ma nel frattempo altra materia l’aggiunge il consigliere regionale Fabiano Amati, presidente della commissione Bilancio e primo firmatario della legge di internalizzazione votata a maggio dalla Regione Puglia.  

“Stento a crederci, ma l’ultima relazione del Dipartimento di prevenzione della Asl di Brindisi ha posto in evidenza un’enormità inaspettata: medici senza i prescritti titoli curavano i malati gravissimi del Centro di riabilitazione di Ceglie Messapica. Lo diremo al Governo nazionale, alla Procura della Repubblica e ai Giudici del Tar, nella speranza che finisca questa terribile finzione e che il sevizio transiti subito nella competenza della sanità pubblica, migliorando il servizio e cercando di salvaguardare tutti i posti di lavoro.

In 24 anni – afferma – è la prima volta che viene svolta una puntuale verifica sulle attività del Centro, come invece dovrebbe accadere sistematicamente per tutte le strutture pubbliche e convenzionate. Non si può arrivare a questo livello di opacità, disservizi e forse reati, per far valere il buon andamento della pubblica amministrazione. Le vicende venute a galla dalle continue attività ispettive sono inquietanti. Infatti. Medici che dichiarano di  essere specialisti in odontostomatologia e che solo per anzianità di servizio, ma è cosa da dover verificare, potrebbero svolgere le relative funzioni.

Certo, si tratta di professionisti che meritano rispetto per tutto ciò che hanno fatto negli anni e depistati da un’attività assunzionale della Fondazione San Raffaele non aderente alla legge. Ed infatti bisognerà capire come e in che modo si potrà salvaguardare il loro apporto nella nuova stagione del servizio pubblico. Resta, tuttavia, l’amaro in bocca – conclude Amati – per questo modo di gestire il servizio e i nostri malati; un amaro in bocca che mi convince ancora di più sulla bontà dell’iniziativa intrapresa. E sui fatti documentati non ci sono chiacchiere che tengano”.

“Le ispezioni ordinate dal presidente Emiliano in alcuni ospedali pugliesi vanno a verificare episodi gravi di malasanità: reparti chiusi con pazienti mandati a casa, neonato morto, tumore non diagnosticato…

“Noi di Fratelli d’Italia siamo convinti che le ispezioni non debbano avvenire a posteriori, quando la tragedia si è consumata, ma debbano essere preventive, per evitare che si possano verificare altri casi di malasanità. In provincia di Brindisi, forse, tutti gli ospedali meriterebbero un’ispezione delle sale operatorie, a cominciare dal Perrino di Brindisi, anche per verificare lo stato dei luoghi e il personale in servizio.

“Ma c’è una struttura che merita un’ispezione urgente e sono le sale operatorie dell’ospedale di Francavilla Fontana (come dimostrano le foto che trovate nel link: https://we.tl/t-hdxjE87skg), per verificare lo stato dei luoghi e se questi sono idonei agli interventi chirurgici e se gli operatori sanitari presenti sono sufficienti per le esigenze della gestione sanitari ordinaria.

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