30 Ottobre 2024

Il pasticciaccio del Centro di riabilitazione

La sede dell'Asl di Brindisi
La sede dell'Asl di Brindisi

L’Asl di Brindisi ha revocato le due delibere sulla ricognizione del personale e sull’attuazione della legge che regola il passaggio dal privato al pubblico

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Tutto da rifare per l’iter di “transito” del personale, circa 200 lavoratori, dalla Fondazione San Raffaele di Ceglie Messapica alla gestione pubblica della sanità. L’Asl di Brindisi ha revocato oggi, 15 luglio, le due delibere relative al programma di ricognizione del personale e all’attuazione della legge regionale dello scorso 30 maggio che stabilisce il passaggio dal privato al pubblico del Centro di Riabilitazione da quasi 25 anni gestito dalla Fondazione San Raffaele.

E’ un pasticciaccio che crea confusione e preoccupazione per la sorte dei lavoratori ma anche dei pazienti, circa cento, assistiti presso il centro di alta specializzazione del comune brindisino. Il direttore generale dell’Asl di Brindisi Maurizio De Nuccio ha riconsiderato le iniziative intraprese circa una settimana fa dando avvio alla “ricognizione” del personale attualmente in servizio nella struttura cegliese, un atto passato quasi nel silenzio della maggior parte dei rappresentanti politici e dei sindacati, che nelle prime ore si erano limitati a generici e grotteschi “valuteremo”, “verificheremo”, “controlleremo”.

In sostanza i lavoratori, secondo il deliberato annullato ieri, sarebbero stati riassunti dall’Asl a tempo determinato non garantendo quindi la continuità della prestazione lavorativa, né l’anzianità di servizio o la tutela delle competenze, soprattutto professionali, acquisite nel corso degli anni.

C’è da dire che solo un consigliere regionale, il presidente della Commissione Bilancio Fabiano Amati, si era mosso per mettere in guardia lavoratori, sindacati e persino i vertici dell’Asl di Brindisi che –  secondo Amati – si sarebbero esposti a ricorsi amministrativi da parte di chi finora ha gestito la struttura ospedaliera.

“Le delibere della Asl adottate in materia –  aveva sostenuto Amati –  non rispettano il dettato della legge regionale, ma paiono offrire alla Fondazione San Raffaele (spero di sbagliare) la possibilità d’impugnarle e, in attesa del giudizio, di continuare a gestire il Centro. Quelle  delibere vanno immediatamente revocate, così come chiesto con grande determinazione dal Dipartimento Salute della Regione, su chiaro input politico del Presidente Emiliano.

Infatti i provvedimenti della ASL nn. 1472 e 1476 del 2024 destano notevoli perplessità, in quanto fanno materializzare – in definitiva – solo l’interesse legittimo della Fondazione San Raffaele all’impugnativa dinanzi al Tar, con presupposti anche di natura cautelare, senza però attuare con immediatezza l’obiettivo di gestione pubblica”.

E poche ore fa, infatti, il direttore generale dell’Asl con un colpo di spugna ha annullato le delibere “incriminate”, sconfinando di fatto i termini di attuazione previsti per l’Asl competente.

Qui la delibera dell’Asl.

Poche ore prima anche il sindacato  Fials,  Federazione Italiana Autonoma Lavoratori Sanità, aveva espresso “profonda preoccupazione per l’avviso di ricognizione, indetto dall’Asl di Brindisi, riservato al personale in servizio al San Raffaele da assumere alle dipendenze della Asl di Brindisi, peraltro con la discutibile scelta di proporre contratti di lavoro a tempo determinato”.

Ma perché è accaduto tutto questo e perché si stanno avvelenando i pozzi a danno della continuità assistenziale dei pazienti e della sorte dei lavoratori? La scelta dei contratti a tempo determinato è stata giustificata come procedura ordinaria al fine di garantire il passaggio dei lavoratori, senza però spiegare il dettato della procedura che può in ogni caso prestarsi a molteplici interpretazioni. E perché l’Asl ha esposto il fianco, si suppone involontariamente, alle polemiche e alle tensioni?

Vediamo, secondo analisi, i motivi del guazzabuglio cui sono ora necessarie trasparenza di azione e rapidità di iniziative, senza ulteriori rallentamenti.

Dunque, vi è stato da parte dei vertici dell’Asl di via Napoli a Brindisi un errore nella lettura della legge regionale?, forse un’interpretazione  che va nella direzione opposta al dettato del voto espresso a maggioranza dal consiglio regionale pugliese? C’è chi insinua magheggi nella provvisorietà voluta dei contratti a termine, e tutto questo non certo a vantaggio dei lavoratori attualmente in forze alla Fondazione semmai un escamotage per spalmare ad altre strutture assunzioni annunciate e che però segnano il passo. Appare, tuttavia, stravagante una linea dell’Asl unilaterale e in dissonanza con il datore di lavoro dei vertici aziendali, una condotta che finora ha avuto l’effetto di intorbidire l’aria in un silenzio non più tollerabile.

Per questo si attendono segnali di vita dalla politica, dai sindacati e dai soggetti – anche locali – che devono solo chiedere trasparenza ed essenzialità in un’operazione che ricorda il consociativismo della Prima Repubblica.

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