La missione nel Mare Cinese meridionale in cui 45 anni fa partecipò il poeta cegliese Damiano Leo, all’epoca giovane Sergente cannoniere. Imbarcato su nave “Stromboli” della Marina militare, strappò alla morte decine di “bot people”
di Damiano Leo
Sollecitato dall’amico, il generale Domenico Strada, affido volentieri alle colonne del giornale on line Ideanews.it la mia personale testimonianza sulla straordinaria missione in Vietnam, effettuata dalla nostra Marina Militare da luglio ad agosto dell’ormai lontano 1979.
Al tempo ero un giovane Sergente cannoniere, imbarcato sulla nave rifornitrice Stromboli, la quinta Unità della Marina Militare Italiana con questo nome. Realizzata dai cantieri Navali Riuniti di Riva Trigoso nel 1973, fu varata nel 1975 e consegnata alla Marina il 31 ottobre dello stesso anno. Lunga 129 metri e larga 18; capace di sviluppare una velocità massima di 14 nodi; armata con un cannone 76/62 MMI, due mitragliere da 25/80 mm e due postazioni MG calibro 7.62 mm. L’equipaggio composto da 132 unità. Io ero uno di loro.
Lo Stromboli, sul quale ero imbarcato da appena un anno, aveva in programma di effettuare il giro del mondo proprio in quel lasso di tempo, essendo unità progettata secondo le moderne esigenze del supporto logistico in mare, ma, durante una apposita assemblea di tutto l’equipaggio, sul ponte di volo, il nostro comandante, il capitano di vascello William Zanasi, fu incaricato dallo Stato Maggiore della Marina, di chiedere all’equipaggio se volevamo effettuare il giro del mondo o partire per la missione, all’unisono acconsentimmo alla seconda opzione: volevamo salvare vite umane.
Il 27 giugno 1979 Maristat, con messaggio non classificato n° 27/854/B, comunica all’Ammiraglio Sergio Agostinelli la costituzione dell’8° Gruppo Navale, composto dagli incrociatori lanciamissili Vittorio Veneto e Andrea Doria e dalla nave rifornitrice di squadra Stromboli. Con lo stesso messaggio si indicano anche le date di inizio e fine operazioni nel Mar Cinese Meridionale. La partenza è fissata per i giorni 4 e 5 luglio. Il Doria dalla città di La Spezia e la mia nave, con il Veneto, dal porto di Taranto.
Non era un’operazione facile per le “navi grigie” della Marina Militare. Dai porti italiani di La Spezia e Taranto familiari, amici, parenti e l’intera opinione pubblica nazionale salutarono i marinai che prendevano il largo verso le acque del Mar Cinese Meridionale. Non era solo un’estate calda per via della temperatura, come stiamo rivivendo in questi giorni. In Italia il terrorismo e la mafia colpivano al cuore dello Stato mentre l’Europa e il mondo vivevano in un clima di guerra fredda che determinava e condizionava le scelte e le decisioni dei Governi specie di quelli allineati con la Nato da una parte o con il Patto di Varsavia dall’altra.
Questa situazione si ripercuoteva anche in Asia, Vietnam compreso. La scena internazionale aveva registrato il riallacciamento delle relazioni diplomatiche tra Cina e Stati Uniti che avevano dato luogo alla cosidetta “diplomazia del ping-pong” avviata nel 1971. Nel gennaio del 1979, dopo quattro anni di dittatura, il regime comunista dei Khmer Rossi di Pol Pot veniva deposto da truppe regolari vietnamite, che insediavano al suo posto un governo-fantoccio filosovietico. Un regime, quello di Pol Pot, che in meno di quattro anni aveva provocato la morte di quasi due milioni di persone e circa un terzo della popolazione cambogiana. Uno scenario, quello asiatico, che avrebbe avuto non poche ricadute sui delicati assetti della geopolitica mondiale e che avrebbe visto proprio il Vietnam al centro dei riflettori.
In tale contesto venne inquadrata la nostra prima missione in acque lontane della Marina Militare. Fu in questo scenario internazionale che venne costituito l’8° Gruppo Navale, per dare vita alla missione “Soccorso vita umana in mare” assegnata dallo Stato Maggiore della Marina. Noi marinai, ed io ancora oggi ne vado fiero, fummo chiamati a mettere in atto la formazione ricevuta e l’esperienza accumulata per compiere una missione umanitaria delicata e complessa. I mass media diedero ampio risalto ai preparativi e alla partenza dell’8° Gruppo Navale al comando dell’Ammiraglio di divisione Sergio Agostinelli.
Una lunga traversata, circa venti giorni di mare e cielo. Una breve sosta nel porto franco di Singapore. Una lunga settimana di ricerca profughi, tallonati dalla marina malesiana. Una lunghissima traversata di ritorno, alla volta della bellissima e tanto attesa città della laguna, con 907 vietnamiti salvati da sicura morte. All’equipaggio dell’Andrea Doria, durante la traversata, si era aggiunto il piccolo Andrea, nato a bordo da una profuga, purtroppo morto dopo qualche giorno, per una insufficienza cardiaca, nonostante gli enormi sforzi dell’equipe medica e il sostengno morale dei tre equipaggi che per il nascituro avevano gioito a lungo.
Mi tornano ora alla memoria i giorni trascorsi in mare insieme ai profughi vietnamiti. Inizialmente chiusi in se stessi, con gli occhi ancora pieni di paura, ma subito desiderosi di sorridere ai loro salvatori. Caddero presto tutte le barriere che il nostro stato di militari poteva imporci. I più scolarizzati di loro appresero presto i primi insegnamenti della nostra lingua che, giorno dopo giorno, trasferirono ai loro connazionali. Il complesso musicale di bordo organizzò presto una notte sotto le stelle con canti e balli, ai quali i vietnamiti aderirono con lunghi battimani. Sciolto il ghiaccio, continuammo a socializzare come fossimo vecchi amici. Loro, i vietnamiti, centuplicarono i loro ringraziamenti.
Nei giorni precedenti l’arrivo a Venezia chiesero e ottennero di darci una mano a rimettere a nuovo la nave, armati, come noi, di pennelli e pittura. “Voi ci avete dato una nuova vita, noi vogliamo ricambiare in qualche modo”, ci ripetevano in continuazione e continuavano a sorriderci e continuavano a ridare la bellezza di sempre alla nostra e loro nave, martoriata da una lunga e tempestata navigazione.
L’8° Gruppo Navale venne disciolto il 21 agosto 1979 con il tldp n° 30/17322 in data 18 agosto 1979 ma il ricordo di quei 52 giorni di missione resteranno indelebili nella memoria dei comandanti e degli equipaggi che ne presero parte, così come nel cuore e nella mente dei profughi vietnamiti salvati.
Il 30 gennaio dell’anno successivo, la Società Filantropica Internazione e la Banca Mondiale del Bambino conferirono agli equipaggi della Marina Militare che avevano partecipato alla missione in Vietnam il premio “Cavalieri dell’Umanità”. Un riconoscimento che, tra gli altri, era stato assegnato anche a Madre Teresa di Calcutta. Da parte della Marina, inoltre, ci fu conferita la Benemerenza Marinara.
La missione nel Mar Cinese Meridionale resta ancora immemorabile. Durante gli anni in varie circostanze e in diverse sedi istituzionali è stata sempre ricordata, in primis dalla comunità degli ex profughi politici vietnamiti in Italia.
Sempre rimanendo sull’onda del ricordo, che rimane indelebile, e delle commemorazioni, anche quest’anno, ricorrendo il 45°, si è data vita ad una giornata, quella di domenica 25 agosto, interamente dedicata alla missione Vietnam. Il neo istituito gruppo ANMI (Associazione Nazionale Marinai d’Italia) di Presicce-Acquarica, retto dal maresciallo in pensione Salvatore Rizzo, mio amico e collega di Marina, in collaborazione con il Comune, ha chiamato a raduno veterani delle tre unità che hanno formato l’8° Gruppo Navale e una quindicina di vietnamiti strappati da sicura morte in quelle tempestose acque del Mar Cinese Meridionale.
La missione Vietnam, la prima grande missione umanitaria svolta dall’Italia in soccorso di persone in difficoltà, lontano dai nostri lidi. La missione Vietnam: per me un inno alla vita, all’accoglienza, ma anche alla gratitudine.