Gli altri Comuni partecipano a finanziamenti e campagne di scavo con le Università, ma in uno dei presìdi dell’antico popolo è tutto affossato. E meno male che ci pensano i ragazzi. Ma una mappatura sul Dna antico potrebbe risvegliare l’interesse
di Domenico Strada
Almeno in chi scrive, suscita un sentimento di invidia leggere che a Muro Leccese (5.000 abitanti) si è conclusa la campagna di scavo estiva, condotta con la sinergia dell’Università del Salento, della Sovrintendenza Archeologica di Brindisi e Lecce e della stessa amministrazione comunale del piccolo centro messapico.
L’area di scavo riguarda una zona estesa 250 mq attigua alla cinta muraria risalente al IV secolo AC. La doverosa attività di ricerca archeologica è stata finanziata dal comune di Muro Leccese per 20.000 euro nell’ambito del progetto “Vivi Muro. Strategia integrata per un rivitalizzazione inclusiva e partecipativa” con il supporto del Ministero della Cultura nell’ambito del Pnrr M1C3 “Attrattività dei borghi storici”.
Il Comune ha anche fornito alloggio agli studenti coinvolti nelle ricerche. Tutti i centri salentini che possono vantare origini messapiche, negli anni recenti, hanno pianificato, finanziato ed avviato attività di scavo sistematico per promuovere sul piano culturale qualitativo con riflessi turistici, questa civiltà in cui affondano le nostre millenarie radici.
A Castro sono stati scoperti i resti di un tempio dedicato a Minerva richiamato da Virgilio nell’Eneide; ad Ugento, sono state portate alla luce le tracce dell’assedio cartaginese avuto luogo dopo la battaglia di Canne; a Muro Tenente (area archeologica tra Latiano e Mesagne) da anni opera la Libera Università di Amsterdam; sono da tempo fruibili parchi archeologici nelle vicine Oria, Manduria e Villa Castelli, interessate comunque a continue campagne di scavo.
Recentemente il sindaco di Mesagne, Antonio Matarrelli, intuendone il potenziale turistico/culturale, ha mutuato il brand Città dei Messapi per la sua città.
Noi a Ceglie ci accontentiamo di essere la città della gastronomia, e siamo fermi all’istituzione di un luogo espositivo su due sale dove sono custoditi i reperti occasionalmente rinvenuti. Per le varie recenti amministrazioni il profilo della ricerca archeologica è, come dire, non presente fra i punti di promozione culturale.
Ne è un esempio evidente la vicenda del rinvenimento anch’esso casuale, nel 2006, nel cortile della Scuola Media Vinci, di una tomba risalente al IV secolo AC, contenente i resti di più inumati e degli arredi, e subito dopo il loro prelievo di cui si sconosce la destinazione, “ritombata” e resa anonima.
Nel 2023, solo per la curiosità e l’iniziativa della studente Giulio Leo, supportato dai suoi insegnanti, sul manufatto è stata posta una targa con l’indicazione del contenuto. In relazione ai resti umani rinvenuti in questa tomba, se non contaminati in maniera irrimediabile, va detto che sono state recentemente messe a punto delle nuove tecniche di analisi per la ricostruzione del cosiddetto Dna antico che, confrontato con quello già sequenziato tratto da altri campioni e presente in numerose banche dati universitarie, può dare una indicazione certa sulle origini genetiche e sullo stile di vita dei messapi.
Anche in ragione dell’affinamento delle ricerche scientifiche in tema di archeo-genetica, fra le altre l’Università di Bologna Alma Mater ha reso operativo un laboratorio di analisi del Dna antico anche al fine di ricostruire la storia evolutiva dei popoli mediterranei. Dalle prime ricerche è emerso che l’Italia meridionale, dal neolitico all’età del bronzo, è stata interessata a più flussi migratori di provenienza anatolica, egea ed illirica per quanto riguarda la Puglia. Quindi avere la disponibilità di resti umani databili IV secolo AC, consentirebbe di avviare un nuovo tipo di ricerca sucuramente affascinante per comprendere sul piano scientifico, di quali popoli i messapi sono stati la sintesi.
Articolo molto interessante che, chissà, potrà essere di stimolo per avviare processi di ricerca archeologica, archeogenetica e storica per preservare valori e reperti che diversamente andranno purtroppo persi.
Benvengano queste considerazioni e queste scosse culturali.
Grazie Generale Domenico Strada.