30 Ottobre 2024

Nella cripta di San Michele i segreti dei Cavalieri

La cripta di San Michele nella campagna di Ceglie Messapica
La cripta di San Michele nella campagna di Ceglie Messapica

Nuove analisi sui documenti che attribuirebbero a Ceglie Messapica un ruolo rilevante sull’attività degli ordini monastico-cavallereschi. I rapporti con Maruggio e il priorato di Barletta

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di Domenico Biondi e Domenico Strada

La condivisione e la contestualizzazione di ulteriori informazioni raccolte da un locale gruppo spontaneo di ricerca storico-culturale (non si tratta di una formazione extraparlamentare tipo anni ’70), ha consentito di aggiungere ulteriori tasselli ad un mosaico in cui si inizia a delineare come Ceglie, almeno fino al termine del XVIII secolo, sia stata interessata alle attività di più ordini monastico-cavallereschi. In un precedente articolo, a cui si rimanda, si è parlato della chiesa semi-abbattuta dedicata a San Joannis de Hospitali. In relazione a questa chiesa, nella pubblicazione “Uno sguardo su Ceglie nella prima metà del 700” a cura di mons. Gianfranco Gallone, attuale Nunzio Apostolico in Uruguay, è riportato che, almeno nel 700, tale chiesa era dedicata a San Giovanni Evangelista, ed inoltre in essa:

Chiesa di S.Domenico a Ceglie Messapica, pulpito in legno

– venivano sepolti gli appartenenti alla Congregazione della Purificazione della Beata Vergine nonchè coloro che morivano in campagna e gli uccisi (pag 43);

– vi era un pulpito in legno, ora presente nella vicina chiesa di San Domenico, riportante, tra l’altro, in bassorilievo, un’aquila bicipite coronata;

– vi fu inizialmente sepolta la duchessa Isabella di Noirot, sposa del duca Diego Lubrano, deceduta nel 1640, per poi essere traslata nella chiesa di San Domenico (1688) appena ultimata.

Stralcio del registro riguardante Grancia di Ceglie della Gauda

Da un documento fatto gentilmente pervenire dagli archivi del Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta, si rileva come fino al 1738 (per ora non si sa da quando) la Commenda Magistrale di Maruggio ha posseduto “una Grancia nel feudo di Ceglie della Gauda detta di S.Angelo”, costituita da una masseria estesa 495 tomoli e 4 stoppelli e da una “pezza” estesa 15 tomoli ed 1 stoppello chiamata di Monte Fugara.

Per “Grancia” si intende una unità produttiva avente come scopo il sostentamento sia alimentare che finanziario dell’organizzazione a cui appartiene, in questo caso la Commenda di Maruggio dei Cavalieri di Malta, rientrante, a sua volta, nel priorato di Barletta. Nella richiamata dara del 1738 è stata formalizzata la permuta per cui alcuni appartenenti alla famiglia cegliese dei Nannavecchia, hanno ottenuto dalla Commenda i beni citati, dando in cambio, alla pari, dei beni da loro posseduti nel territorio di Maruggio. Le Commende, che costituivano le amministrazioni di possedimenti finalizzate a raccogliere risorse destinate alla difesa della cristianità, erano di tre categorie: “magistrali” (appartenevano al Gran Maestro), “di giustizia” (concesse ai cavalieri della Religione), “di grazia” (quelle che il Gran Maestro e/o i Priori concedevano a titolo di ricompensa).

La Cripta di San Michele

Nella pubblicazione edita nel 2009 “La Puglia dei Cavalieri – il territorio pugliese nelle fonti cartografiche del Sovrano Ordine di Malta” di A. Pellettieri e E. Ricciardi, in relazione alla masseria oggetto di permuta, si accenna alla presenza “di una grotta con la figura di Santo Angelo delli Miracoli con un edificio vecchio di chiesa et una torre quasi rovinata con una fossa d’acqua piovana per beverar l’animali”. Questi dettagli inducono a ritenere che la grotta sia quella oggi nota come Cripta di San Michele in cui sono ancora visibili un altare e delle immagini sacre dipinte fra cui quella dell’arcangelo Michele nonché una struttura per raccogliere acqua, posta all’ingresso.

La chiesa della Santissima Annunziata

Nella relazione redatta dal vescovo di Oria, mons. Domenico Ridolfi, a seguito della visita pastorale effettuata a Ceglie dal 17 ottobre al 3 dicembre 1627, si fa cenno alla Chiesa della SS. Annunziata, tuttora esistente, come “annessa alla Commenda di Sant’Angelo dell’Ordine di San Giovanni Gerosolimitano”.

Altre informazioni sono state tratte dalla pubblicazione “La Commenda Magistrale di Maruggio” curata dal prof. Francesco d’Ayala Valva, edita nel 1974. Secondo una consolidata tradizione, nel 1317 Giovanna Caballaro, rimasta vedova, donò il feudo di Maruggio all’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, in occasione dell’ingresso nell’Ordine del figlio Nicola. Il feudo di Maruggio fu inizialmente annesso alla Commenda di Brindisi ma, verso la fine del ‘400, anche a causa della perdita di importanza del porto di Brindisi, Maruggio assunse la dignità di Commenda a cui saranno annessi beni sparsi nella provincia d’Otranto, provenienti anche dalla soppressione dell’Ordine dei Templari (inizi del 300).

La chiesa di San Giovanni a Maruggio

Anche a Maruggio esistono i resti di quella che era una chiesa, realizzata dai Cavalieri di Malta in stile romanico a navata unica intitolata a San Giovanni, che aveva annesso un ospedale per l’assistenza dei malati e dei pellegrini diretti in Terrasanta; anche questa chiesa, come quella di Ceglie dedicata originariamente a San Joannis de Hospitali, ha subito danni e rimaneggiamenti tanto da diventare un edificio ad uso civile; il comune di Maruggio, pero’, nel 2016, partecipando ad un bando della Presidenza del Consiglio dei Ministri denominato “bellezz@, recuperiamo i luoghi culturali dimenticati”, ha ottenuto un finanziamento di 513mila euro per realizzarvi il primo museo multimediale dell’Ordine di Malta.

Stralcio registro di beni, commenda di Monopoli

Anche la commenda di Monopoli ha avuto annesse proprietà nel territorio di “Ceglie del Galdo”; si trattava di un terreno denominato “pezza cegliese” esteso 57 tomoli e 4 stoppelli, posto sulla via per Martina Franca, confinante con proprietà appartenenti a Giulio Ricuperi, Graziano Blasi, Giacomo Principalli e al duca di Ceglie. Tale dato si rileva dal cabreo del 1795 predisposto come inventario della venerabile Commenda del Sacro Militar Ordine Gerosolimirano di Monopoli.

Un elemento che ci riconduce alla presenza a Ceglie di un altro Ordine cavalleresco, quello Costantiniano di San Giorgio, è ben visibile sull’antico ingresso della chiesa di San Antonio Abate, ora adibita a ristorante, si tratta dello stemma dell’Ordine.

Stemma dei cavalieri di San Giorgio

Ed ancora, pochi ma suggestivi elementi circa la presenza a Ceglie anche dei Templari, il cui ordine fu tragicamente sciolto nel primo decennio del XIV secolo, si traggono dalla presenza, sull’architrave della porta che, al termine della lunga scalinata adagiata su un lato della vecchia torre normanna, conduce ad un ambiente che si affaccia sul cortile del castello ducale, in bassorilievo, di tre cosiddetti fiori della vita che rientrano anche nella simbologia templare.

Castello ducale, architrave con i tre fiori della vita

Un altro misterioso elemento architettonico, sopravvissuto, seppur danneggiato, perchè forse riciclato per la costruzione di una casa di un’abitazione in via Principali nel centro storico, reca ancora visibili un “fiore della vita” ed un pavone stilizzato.

Pavone con fiore della vita

E’ pure un mistero la presenza nel centro storico, laterale alla chiesa Matrice, di via Maddalena, ove è esistita una chiesa dedicata a Santa Maria Maddalena, ora non più individuabile con certezza perchè inglobata in un antico palazzo di proprietà delle famiglie Monaco – Nannavecchia. Anche la figura della Maddalena è associata, per consolidata tradizione, allo spiritualismo dei Templari. C’è da chiedersi per quale ragione la via dia rimasta intitolata solo a “Maddalena” e non a Santa Maria Maddalena così com’era il nome della chiesa che in quella via insisteva; è come se alla via prospiciente la chiesa di Sant’Anna fosse stato attribuito il solo nome di via Anna.

C’è ancora molto da approfondire.

Intanto quello che rimane della vecchia chiesa di S. Joannis de Hospitali, ora un anonimo immobile di proprietà comunale, potrebbe essere oggetto di uno studio più approfondito anche per ricondurlo alla sua importanza storico-culturale e renderlo quindi un qualificante richiamo turistico.

Un ringraziamento a R. Minghetti, A.Conserva, F. Moro e J. Urso.

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