6 Settembre 2024

San Raffaele, un tavolo tecnico per risolvere l’impasse

Regione Puglia sede del consiglio regionale Bari
La sede del Consiglio regionale pugliese

Riunione a Bari sulla continuità assistenziale del Centro di riabilitazione di Ceglie Messapica e sull’assorbimento del personale. Incertezze per alcuni ruoli professionali

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Dal passaggio rapido all’istituzione di un tavolo tecnico, dall’automatismo del “transito” conseguente alla richiesta di garanzie che, evidentemente, ancora non ci sono. Al di là delle buone intenzioni resta ancora complesso il passaggio del San Raffaele di Ceglie Messapica dalla gestione privata a quella pubblico.

Ieri, 17 luglio, il tema è stato all’ordine del giorno della III Commissione alla Regione Puglia, presieduta da Mauro Vizzino, convocata per verificare anche lo stato di avanzamento delle attività derivanti dalla legge regionale 21 del 2024 che stabilisce la gestione interamente pubblica del Centro regionale di riabilitazione ospedaliera di Ceglie Messapica (CRRiPOCeM), incardinato nell’organizzazione funzionale della Azienda sanitaria locale di Brindisi.

 A chiedere l’audizione era stato il consigliere di Fratelli d’Italia Luigi Caroli e i sindacati della funzione pubblica interessati in particolare alle sorti occupazionali dei lavoratori dipendenti o a contratto attualmente impiegati dalla Fondazione San Raffaele, che da 24 anni gestisce la struttura di riabilitazione per motulesi e neurolesi.
I sindacati Fp Cgil, Cisl, Uil e Uil Tucs hanno chiesto, soprattutto dopo la emanazione e poi il ritiro di due delibere Asl che hanno preoccupato i lavoratori del San Raffaele, che sia garantita la transizione occupazionale per tutti, dipendenti a tempo indeterminato, a tempo determinato, consulenti o partite iva, addetti ai servizi. Sul punto la Cisl ha chiesto anche l’istituzione di un tavolo tecnico che coinvolga le rappresentanze sindacali. 
Caroli ha manifestato preoccupazione non solo per il mantenimento dei livelli occupazionali ma anche per la continuità assistenziale, chiedendo ancora una volta se regione e Asl ritengano che con la posta in bilancio di 9milioni 590mila euro sia possibile riuscire a garantire tutte le prestazioni, considerando anche che mancherà l’entrata di circa 1.300mila euro del canone di locazione che il San Raffaele paga alla Asl. 


Riguardo al transito dei lavoratori e ai livelli occupazioni, il direttore generale della Asl Maurizio De Nuccio insieme al direttore amministrativo Loredana Carulli, ha assicurato la piena intenzione di procedere all’assorbimento di tutte le unità, se non ad ulteriori integrazioni. “E’ chiaro – hanno evidenziato entrambi – che bisogna trovare il modo, passando anche per la verifica dei titoli e dei requisiti necessari ad un’assunzione in una struttura pubblica”. 
Anche il dirigente della sezione strategie e governo dell’offerta Mauro Nicastro ha chiarito che per il personale sanitario e sociosanitario le norme nazionali e regionali offrono  la copertura per un facile trasferimento. Non ugualmente semplice sembra essere per chi invece ricopre ruoli diversi (amministrativi, pulizie, etc).  E proprio per affrontare questioni di diversa complessità il direttore De Nuccio ha accolto favorevolmente l’idea di un tavolo con i sindacati che si occupi di individuare le modalità più idonee ad assorbire il personale in servizio, confermando la volontà di agire in questo senso.
Sul piano concreto, se da una parte sono state ritirate le due delibere che “avevano uno scopo prettamente ricognitivo e servivano – nelle more della definizione del piano attuativo – ad individuare figure temporanee necessarie ad assicurare la continuità assistenziale”, ha spiegato Carulli, dall’altra si accelerato sulla definizione del piano attuativo, che è “praticamente pronto” e all’interno del quale sarà individuato anche il responsabile sanitario della struttura. 
Sul piano finanziario Nicastro ha evidenziato che, “sulla base del personale oggi in servizio e rapportando il numero e le qualifiche al costo dei contratti pubblici, per le qualifiche attualmente presenti si sviluppa una stima di circa circa8 milioni e 700mila euro. Si ritiene poi che si creerebbero delle economie di scala, dovute al possibile impego delle figure professionali in servizio anche in altre attività, si sviluppa una stima di 7 milioni 770milaeuro circa, quindi una cifra al di sotto del costo oggi sostenuto”. 
L’imminente adozione del piano attuativo che porrà le basi del passaggio dalla gestione dal San Raffaele – esercitata da anni sulla base di una sperimentazione gestionale stabilita da ultimo nel 2008 e i cui termini sono considerati da regione e Asl ineluttabilmente spirati –  alla Asl non ha soddisfatto le richieste del consigliere Caroli, il quale ha chiesto un immediato atto formale con il quale si disciplini il rapporto in essere con il San Raffaele. 

Nella fase transitoria restano però aperte le competenze sulla continuità del servizio erogato nel Centro di Riabilitazione, questione posta dal consigliere Luigi Caroli. 
“Con quale titolo, oggi, in questo momento, la Fondazione San Raffaele gestisce il Centro di Riabilitazione di Ceglie Messapica?” chiede l’ex sindaco di Ceglie. “La domanda – sottolinea – non è provocatoria, non dovrebbe neppure essere posta quando si tratta di Pubblica Amministrazione, che come si sa contano gli atti e non le volontà politiche o peggio quelle non dette.
Per questo avevo chiesto l’audizione dei vertici ASL BR e del Dipartimento alla Sanità per capire a che punto è il trasferimento-internalizzazione del servizio approvato, in fretta e furia, il 21 maggio scorso in Consiglio regionale ed entrata in vigore il 3 giugno. In virtù di questa legge regionale la Fondazione – che operava in regime di proroga da 15 anni, perché in assenza di una gara che questo centrosinistra non è mai stato in grado di espletare – deve uscire dal Centro e al suo posto deve entrare la ASL. Ma nel frattempo continua a gestire il centro, nonostante sia stato esplicitamente detto, oggi in Commissione, che la proroga è scaduta e che sono cessati i rapporti tra ASL e Fondazione. 
Quindi, ribadisco: oggi la gestione da parte della Fondazione non poggia su nessun atto amministrativo. E mi chiedo: chi risponde se accade qualcosa? Appare evidente che la ASL ad oggi non è in grado di subentrare immediatamente nel servizio e quindi probabilmente si andrà incontro a un’altra proroga.
A tutto questo si aggiunga che nessuna garanzia occupazionale è stata data ai sindacati che rappresentano i 180 lavoratori del Centro. Certo vi è la volontà di sistemare tutti, ma è stato sottolineato che si tratta di un passaggio da un privato (senza concorso) al pubblico dove le assunzioni rispondono ad altri criteri, appunto pubblici. Siamo certi che l’internalizzazione varrà per tutti? Operatori sanitari e non? Senza contare le partite IVA, professionisti che gravitano intorno al Centro.
Non solo, ma siamo certi che con le risorse previste la ASL sia in grado di gestire tutto il servizio sia sanitario sia amministrativo? Francamente sono molto preoccupato e temo che possano non essere garantiti i ricoveri fino alla fine dell’anno e che questa legge, alla fine, potrebbe solo essere uno spot, ma nel frattempo provoca danni e disagi agli ammalati”.

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