Incontro in Prefettura per affrontare il futuro del Centro di riabilitazione di Ceglie e il mancato adeguamento dei salari. Il sindacato: “Dall’azienda nessuna apertura”
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di Luca Dipresa
Continua lo stato di agitazione proclamato dai sindacati Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl alla Fondazione San Raffaele. L’incontro promosso dai sindacati in prefettura non ha fatto registrare – come si legge nella nota – “alcun segnale di apertura verso le legittime istanze delle lavoratrici e dei lavoratori”.
Il futuro della struttura e del personale è stato al centro dell’incontro tenutosi presso la prefettura di Brindisi. La struttura, come noto, dovrebbe passare sotto il controllo dell’Asl Brindisi, sulla base di una legge regionale approvata il 30 maggio scorso. Ma la fondazione ha impugnato l’atto di subentro con un ricorso presso il Tar di Lecce che lo scorso 22 luglio ha accolto l’istanza di sospensiva, congelando il passaggio di proprietà. L’udienza di merito è fissata per il prossimo 4 settembre. Dal 23 luglio, i lavoratori sono in stato d’agitazione per il mancato riconoscimento del tabellare economico e normativo del contratto di Lavoro Aiop/Aris di sanità privata, “nonostante lo stesso sia stato sottoscritto – rivendicano i sindacati – l’8 ottobre, ma ancora non applicato dal management della Fondazione”.
Al tavolo in prefettura erano presenti i segretari territoriali di categoria Luciano Quarta, Flavia Ciracì e Luca Facecchia, mentre il direttore generale della Fondazione San Raffaele, Daniele Cipriani, Loredana Carulli per la per la Asl di Brindisi e Vito Montanaro, direttore del Dipartimento della prevenzione e salute della Regione. A rappresentare il Prefetto, la dottoressa Maria Antonietta Olivieri, viceprefetto. I sindacalisti hanno posto diverse questioni esigendo “risposte esaustive – si legge nella nota sindacale – in merito al mancato adeguamento contrattuale e al ritardato pagamento delle spettanze stipendiali del personale a partita Iva fermo al mese di aprile, nonostante la Asl di Brindisi versi puntualmente al San Raffaele quanto dovuto”. I sindacati a conclusione dell’incontro si sono dichiarati insoddisfatti considerato che la Fondazione “non ha mostrato alcun segnale di apertura e collaborazione in merito alle istanze rappresentate dalle organizzazioni sindacali”. Rimane lo stato di agitazione attendendo il 4 settembre quando il Tar dovrà esprimersi nel merito.
Amati: “Quel Centro è una struttura di proprietà pubblica”
Sull’esito dell’incontro c’è da registrare la nota del consigliere regionale Fabiano Amati, fautore della legge regionale e dal primo minuto accanto ai lavoratori.
Questa la nota dell’esponente di Azione.
«Una vertenza semplice, con i lavoratori impegnati a collaborare per garantire il futuro pubblico del Centro di riabilitazione di Ceglie Messapica, viene complicata dalla prepotenza della Fondazione San Raffaele, incapace di riconoscere che da 24 anni svolge senza alcuna gara una funzione pubblica, che negli anni è stata costantemente remunerata attraverso artifizi e raggiri sui numeri di posti letti, relativa distribuzione dei codici e illegittima compensazione del canone di locazione.
E il tutto in condizioni di assistenza sanitaria decisamente inadeguate e condizioni di lavoro inconcepibili in qualsiasi azienda, figurarsi in una struttura pubblica e pienamente inserita nella rete ospedaliera pubblica.
Sono solidale con tutti i lavoratori e le loro ottime rappresentanze sindacali, per l’iniziativa di mobilitazione in atto e per la resistenza a ogni atto subdolo d’intimidazione psicologica.
Ringrazio il Prefetto di Brindisi e la sua delegata Maria Antonietta Olivieri per il piglio autorevole e competente nella condizione del tentativo di raffreddamento della crisi, svoltosi ieri in Prefettura. Ringrazio i dirigenti regionali per la competenza e determinazione utilizzata sul problema del Centro di riabilitazione di Ceglie Messapica, utile a far emergere e mettere per iscritto 24 anni di opacità e carenza di controlli.
Ormai siamo a un punto di svolta in questa vicenda a tratti angosciante e non compatibile con i criteri dell’assistenza sanitaria pubblica. È il caso che ne prendano atto tutti perché, a prescindere dalla legge regionale d’internalizzazione o dalle diverse impugnative di atti amministrativi dinanzi ai giudici di ogni giurisdizione e grado, c’è un punto su cui bisogna convincersi: il Centro di Ceglie Messapica è una struttura di proprietà pubblica, posta sotto la direzione clinica del Perrino di Brindisi, e la legge regionale ha solo innescato un processo che a dire il vero doveva essere innescato tanti anni fa e con semplici atti amministrativi. Ma di questo spero che prima o poi qualcuno sia chiamato a dare risposte sulle più varie responsabilità».