Grandi manovre sul Centro di riabilitazione di Ceglie: il centrodestra difende l’attività del gestore privato, il centrosinistra accelera per l’internalizzazione del servizio
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C’è un braccio di ferro sul Centro di rianimazione di Ceglie Messapica, da quasi 25 anni a gestione “Fondazione San Raffaele”, che rischia di travolgere le esigenze dei pazienti e i diritti dei lavoratori impegnati nella struttura ospedaliera di eccellenza. Il voto regionale di fine maggio ha decretato la conclusione dell’esercizio affidato alla famiglia Angelucci nel 2000 approvandone la gestione all’Asl di Brindisi, in sostanza un’assistenza pubblica finanziata con le risorse finanziarie della Puglia. E proprio su questa linea poggia la resistenza di alcuni parlamentari di centrodestra (Forza Italia e Udc in testa) che in pochi giorni hanno organizzato una controffensiva chiedendo ai ministri della Salute e dell’Economia garanzie sulla internalizzazione. Domanda lecita, ma il fatto che sia stata avanzata da rappresentanti politici della stessa area del patron Antonio Angelucci, imprenditore sanitario, editore dei quotidiani Il Tempo, Il Giornale e Libero (quest’ultimo controllato da Tosinvest), deputato eletto nella Lega dove è transitato da Forza Italia, ha fatto salire il livello di guardia sulla determinazione intrapresa dalla Regione Puglia. E la circostanza che le iniziative parlamentari arrivino soprattutto da rappresentanti politici laziali, dove è nata la Fondazione, non aiuta a mitigare i dubbi.
Sul fronte locale, tuttavia, si muove Luigi Caroli, consigliere regionale pugliese, presidente di Fratelli d’Italia per la provincia di Brindisi ed ex sindaco di Ceglie Messapica, che da tempo si dice preoccupato per la sorte dei dipendenti. Il duellante nel territorio è un altro consigliere regionale, Fabiano Amati, avvocato, presidente della Commissione Bilancio in Puglia il quale passa al setaccio tutte le manovre intorno alla sorte del Centro di riabilitazione cegliese. Gli ultimi passaggi, la richiesta all’Asl di Brindisi per una verifica ispettiva sui conti e sulle presenze effettive del personale impegnato a Ceglie e l’immediata risposta di Caroli: “Ho chiesto al presidente della Commissione Sanità, Mauro Vizzino, di dedicare una seduta per ascoltare il presidente Emiliano, in qualità di assessore alla Salute, il capo del dipartimento Salute, Vito Montanaro, il direttore generale della Asl Brindisi, Maurizio De Nuccio, e i sindacati che rappresentano i lavoratori.”
Luigi Caroli si domanda come mai il Centro di riabilitazione passa “da struttura d’eccellenza ai controlli ispettivi. E’ una situazione assurda – ha commentato Caroli – la Regione e la Asl facciano chiarezza sul futuro”. E per avvalorare i giudizi positivi che la struttura ha ricevuto in passato e poi l’improvviso testa-coda, Caroli ha ricordato la visita compiuta nel settembre del 2019 dall’allora premier Giuseppe Conte, il quale dopo aver incontrato pazienti e personale sanitario commentò in un post l’impressione favorevole, valutazione adesso chiamata per sostenere l’apparente voltafaccia della Regione. Scrisse cinque anni fa Conte: “Oggi ho avuto la fortuna di visitare un luogo ricco di umanità: nel Centro di riabilitazione ad alta specialità “Fondazione San Raffaele” a Ceglie Messapica, in provincia di Brindisi, pazienti, medici, infermieri, operatori e personale hanno creato una comunità solidale e coesa. Tutti mi hanno accolto con sincero affetto. Mi sono fermato – descrisse Conte sul social – a chiacchierare con i pazienti, che mi hanno raccontato le loro storie e le sfide che stanno affrontando”.
Già, il riferimento di Conte nel post è per il personale e per il lavoro prezioso offerto ai pazienti, un punto di eccellenza indiscutibile e invariato. In quel giudizio, però, non appare alcun riferimento al gestore. In realtà il Centro di riabilitazione cegliese ricorda il grottesco dibattito sugli autovelox: difesi in ragione della sicurezza stradale e benedetti da sindaci-predoni che solo in questo modo riescono a gestire e arricchire le casse comunali.
In ogni caso serve chiarezza e franchezza, stabilire da che parte stare (qualunque parte) e perché. E soprattutto è necessario agire in fretta per non perdere le esperienze professionali riunite, formate e acquisite in un territorio che rischia di affogare persino nel guado.