21 Novembre 2024

Centro riabilitazione: Caroli si smarca, Amati incalza

Il centro di riabilitazione di Ceglie Messapica
Il centro di riabilitazione di Ceglie Messapica

Sfida a distanza tra i due consiglieri regionali. Il rappresentante di FdI: “Penso ai malati, le carte alla Corte dei Conti”. Il leader di Azione: “Dipendenti senza adeguamenti salariali”

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Le strategie di gestione di un modello sanitario e le competenze di tutela di un territorio. La battaglia, talvolta invisibile, sul futuro del Centro di riabilitazione di Ceglie Messapica si prepara sull’asse Bari-Roma, ma poi la rappresentanza politica deve fare i conti con chi vive nel territorio perché una cosa è essere eletti al Parlamento con una legge elettorale in mano ai segretari/e di partito, altro trovare risorse istituzionali locali dove le scelte sono più nominali. Anche sotto questa luce, ma non solo, va letto il braccio di ferro tra il consigliere regionale di Azione Fabiano Amati e il suo collega alla Regione Luigi Caroli, di Fratelli d’Italia.

L’ultima. Caroli afferma di essere dalla parte dei pazienti  (e ci mancherebbe altro) e non esita a richiamare le responsabilità del centrosinistra, invitato il rappresentanti di Azione a portare tutti i documenti all’attenzione della Corte dei Conti.
“Sarà che per me – sottolinea Caroli – quando si parla Sanità al centro vi è l’ammalato e i servizi sanitari degni di questo nome che devono essere erogati dal pubblico, così come dal privato accreditato. Per questo, chi distingue e pensa di ingaggiare con me una guerra fra sanità pubblica o sanità privata è pregiudizialmente in malefede e rincorre altri interessi, che non sono quelli dell’assistenza medica”.

E fin qui la premessa di protocollo. Poi la stoccata: “Ma, tirato per la giacchetta, preciso anche che la gestione al ‘privato’ San Raffaele del Centro di Riabilitazione di Ceglie Messapica è stata prorogata dal centrosinistra e non certo dal centrodestra. Quindi – ragiona l’ex sindaco di Ceglie Messapica – chi oggi si proclama paladino della Sanità pubblica dovrebbe prima spiegare perché in tutti questi anni ha considerato la struttura un centro di eccellenza e ora chiede ispezioni e provvedimenti”.

“Per quello che mi riguarda, ho chiesto l’audizione dei vertici regionali della Sanità e dei sindacati, solo perché voglio che vengano garantiti gli stessi livello occupazionali, mentre la smania di protagonismo di qualcuno sta mettendo a serio rischio la occupazione di 180 addetti, senza parlare di tutti i professionisti che prestano servizio a Partita IVA. Non solo, sono preoccupato che le risorse previste nella legge regionale siano sufficienti a garantire i servizi e quindi i ricoveri fino alla fine dell’anno, perché temo che ci sia il rischio reale che i pazienti vengano cacciati fuori dalla struttura. E sono preoccupato perché questa legge, alla fine, potrebbe solo essere uno spot, ma nel frattempo provoca danni e disagi agli ammalati.

“Invito, quindi, i rappresentanti di Azione – conclude Caroli – a fare meno proclami e a impacchettare tutta la documentazione e inviarla alla Corte dei Conti.”

“Troppe problematiche, accelerare l’internalizzazione”

Fabiano Amati però insiste e porta all’attenzione aspetti che meritano valutazioni, o quanto meno risposte. Stavolta l’attenzione è sui dipendenti a vario titolo impegnati nella struttura riabilitativa.

“Nel centro di riabilitazione di Ceglie Messapica, ci sono almeno 18 dipendenti da mesi senza i previsti adeguamenti contrattuali, che per vedere soddisfatti il sacrosanto diritto – sostiene Amati – hanno pignorato i crediti della Fondazione San Raffaele per almeno 90mila euro. Ma deve accadere altro per agire? Non sono sufficienti le notizie attualmente in possesso per internalizzare il servizio e garantire il transito nei ranghi ASL di tutto il personale?

“La notizia sul mancato adempimento al pagamento degli adeguamenti salariali, ricevuta dalla ASL attraverso la notifica dei pignoramenti, non capisco come mai non sia diventata oggetto di provvedimenti, anche provvisori, sul soggetto gestore, il quale si presenta addirittura come ausiliario di un servizio ospedaliero afferente al Perrino e per giunta in una struttura di proprietà pubblica. Resta il fatto – conclude Amati – che una struttura pubblica, di rango ospedaliero, non può essere gestita con tutte le problematiche che da settimane sto ponendo in evidenza, e da ultimo anche con problematiche sui rapporti di lavoro.”

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