12 Marzo 2025

Consiglio dei Ragazzi. E le Ragazze?

Una seduta del Consiglio comunale dei ragazzi. Si chiede la modifica aggiungendo anche il genere "ragazze"
Una seduta del Consiglio comunale dei ragazzi. Si chiede la modifica aggiungendo anche il genere "ragazze"

Si va verso il rinnovo dell’assemblea comunale riservata ai minorenni. Giuseppina D’Imperio in una lettera aperta chiede una rimodulazione al nome dell’organismo considerando anche “le minorenni”. “Le parole contano” afferma

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di Giuseppina D’Imperio

 Da anni, a Ceglie Messapica, si rinnova il Consiglio Comunale dei Ragazzi, un’iniziativa importante per avvicinare le nuove generazioni alla partecipazione civica e alle istituzioni. Eppure, ogni volta, assistiamo alla stessa omissione: la parola “ragazze” non viene mai inclusa nel nome di questo organo, come se la loro presenza fosse secondaria o addirittura invisibile.

Più volte ho sollecitato questa modifica, ho commentato, ho evidenziato l’importanza di un linguaggio che riconosca tutte e tutti, senza escludere nessuno. Ma la risposta, puntualmente, è il silenzio. Anche quest’anno, mentre il Consiglio Comunale si sta riformando, la situazione non è cambiata: si continua a parlare solo di “Ragazzi”, lasciando fuori, linguisticamente e simbolicamente, le ragazze.

Le parole contano. Ciò che non si nomina, spesso non esiste. Omettere le ragazze significa, di fatto, escluderle dal discorso pubblico, renderle meno visibili, negare loro la stessa dignità di partecipazione. Questa non è una questione di mera forma, ma di sostanza: l’uso del linguaggio riflette il modo in cui concepiamo la realtà e i rapporti di potere al suo interno.

E non si tratta di un caso isolato. Anche nelle cariche, il maschile è l’unico riferimento possibile: si parla di “candidato sindaco”, di “consigliere”, senza considerare che, all’interno di questo Consiglio, ci sono ragazze che hanno diritto a essere riconosciute nel loro ruolo. Perché non dire “candidata sindaca” o “consigliera”? Perché continuare a imporre un maschile che, anziché essere neutro, diventa strumento di invisibilizzazione?

Questo accade in un contesto cittadino in cui il linguaggio istituzionale è stato più volte oggetto di critiche, finendo persino sulle testate nazionali per l’uso di parole inappropriate, sessiste, volgari e discriminatorie all’interno del Consiglio Comunale “degli adulti”. Di fronte a questi episodi, si sarebbe dovuto trarre insegnamento e porre maggiore attenzione all’uso delle parole, affinché il linguaggio istituzionale fosse davvero rispettoso di tutte e di tutti. Invece, ancora una volta, si persevera nell’uso di un linguaggio escludente e discriminatorio, quasi con accanimento.

Chiedo che il nome di questo organo venga finalmente modificato in “Consiglio Comunale dei Ragazzi e delle Ragazze”, per restituire dignità e riconoscimento a tutte le giovani che vi partecipano. Chiedo un linguaggio istituzionale rispettoso e inclusivo, che riconosca il valore e la presenza di tutte le persone, senza distinzioni.

Il cambiamento inizia dalle parole. Ed è proprio dalle parole che oggi scegliamo di partire per costruire una comunità più giusta, equa e inclusiva.

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