3 Luglio 2024

Un tempio funebre nell'”isola” dei messapi

La depressione cuneiforme dove era la Foggia, in contrada Mesola a Ceglie Messapica
di Jacopo URSO

Vi sono, sparsi nei nostri territori, tracce di storia inaspettate che vanno ricercate nei nomi delle contrade, delle vie, a volte rimaste solo nella toponomastica locale di Ceglie Messapica, tracce che talvolta sono destinate a soccombere nella voragine del tempo e nella fugacità del racconto orale.  Nel nostro territorio troviamo vari esempi di queste flebili tracce storiche, ne sono un esempio la Masseria Donna Lucrezia che porta nel suo nome la probabile frequentazione del luogo da parte di Lucrezia d’Alagno[1], esule da Napoli; lo ritroviamo nel toponimo della Contrada Sessana[2] sita al confine tra il territorio di Ceglie e quello di Ostuni ed in agro di quest’ultimo, dove la storiografia vuole che ci fosse un insediamento di cui rimangono ora i ruderi. “Dall’Osco Sis (pietra) da cui i latini trassero Sas e di qui Sessana[3].

Il Toponimo Mesola tra l’Acqua e l’Ade.

Per certi versi è il caso della Contrada Mesola, sita a Sud-Est dell’abitato di Ceglie e compresa, indicativamente, tra la provinciale per San Vito e la vecchia strada per Francavilla Fontana. Il toponimo Mesola è riportato da una Via che si interseca con la Circumvallazione Sud-Est e nell’omonima Masseria, oggi abbandonata. E quindi che storia ci racconta il termine Mesola? L’origine del termine è da ricondurre all’etimo latino “Media Insula”  letteralmente “isola di mezzo”[4], sta ora interpretare a cosa si alluda con “isola di mezzo”.

In ragion di ciò, ho individuato con alcune ricerche due tesi possibili, convenzionalmente le chiameremo la tesi dell’Ade e la tesi dell’Acqua.

La tesi dell’Acqua

Mentre cercavo tra mappe e atlanti, documenti, archivi catastali ed informazioni sul web riguardanti il toponimo in esame, mi sono imbattuto in un articolo che trattava di un piccolo paese dell’Emilia-Romagna, in provincia di Ferrara, chiamato Mesola, un piccolo centro di circa 6000 abitanti. L’origine del nome di tale centro si deve proprio al latino Media Insula, col significato di isola di mezzo[5], diretto riferimento alle condizioni geomorfologiche del territorio edificato a metà tra colline e vaste paludi rese fertili da un ramo del Po’.   

Foto satellitari della depressione cuneiforme dove era la Foggia, in contrada Mesola alla periferia di Ceglie Messapica

Ma qual è il legame tra una terra fertile e bagnata da un fiume e il centro di Ceglie Messapica, città, che come gran parte della Puglia, ha dovuto da tempi immemori affrontare problemi di siccità e aridità del terreno? In realtà il nostro territorio era circondato da vaste foreste e zone paludose col tempo bonificate, ne sono di certo una testimonianza i tanti toponimi come: “Padule”[6]; “Padule del cimitero”; “Padule di Campo Orlando”…

 Il nostro territorio per quanto non presenti corsi d’acqua affioranti, fatta esclusione per il Canale Reale[7], corso d’acqua che nasce nel territorio di Villa Castelli e sfocia nel Mar Adriatico a Torre Guaceto; nel sottosuolo nasconde grovigli di corsi d’acqua, nella falda acquifera alimentata anche dalle acque piovane che per via del suolo carsico e quindi permeabile vengono filtrate dal terreno. In alcuni punti del nostro territorio, queste acque pure e non intaccate da fenomeni di inquinamento[8], riemergono in maniera artificiale (pozzi artesiani) o in maniera naturale (Foggia); proprio in località Mesola vi è una Foggia, dimenticata e chiusa. Il nome e la presenza di questa Foggia ci sono riportati dalla Platea del Convento di San Domenico[9], in particolare in due tavole vi è riportato il toponimo Foggia Nova[10].

 Da queste tavole si evince che la Foggia Nova fosse situata nelle immediate vicinanze del Paretone sottostante l’attuale Circumvallazione, effettivamente le immagini satellitari ci permettono di osservare un appezzamento di terreno cuneiforme che presenta un importante depressione di 5 metri rispetto al livello della strada. Sicuramente come altri siti simili lo specchio e fonte d’acqua è stato coperto per piantumare in quello stesso terreno. Vien da se il confronto con la più nota Foggia Vetere e quindi tra Vetere[11] (antica) e Nova (nuova) che ci forniscono anche importanti coordinate temporali.  Ed ecco che individuato l’esile filo rosso che unisce Ceglie a “isola di mezzo”, intendendo una zona (Contrada Mesola) a metà tra terra e acqua, per la presenza di zone paludose e per la suddetta Foggia che, come accade per la Foggia Vetere, nei periodi di piena e pioggia crea un vero e proprio laghetto.

La tesi dellAde

Questa seconda tesi è figlia di un significato più arcaico del termine latinoInsula[12], ossia “Tempio”; tale definizione unita al termine Media da vita a “Tempio di mezzo”. Ma secondo questa tesi a cosa si farebbe allusione con Tempio di mezzo?  Ciò che ha mosso tale ricerca sono proprio alcuni ritrovamenti archeologici in contrada Mesola, i quali risultano di estrema importanza per la storia della città di Ceglie e non solo. Nel volume di Assunta Cocchiaro intitolato Messapica Ceglie[13]  vi sono riportati alcuni dei tantissimi ritrovamenti fatti sul suolo cegliese; ciò che ci interessa è la capillare presenza di tombe che sono riemerse in contrada Mesola, 3 sepolture nel 1905, altre nel 1955 e nel 1988 ben 16 sepolture nei pressi del Paretone sottostante la circumvallazione, vicino Via Berlinguer. La Ceglie di epoca messapica non presentava un’unica area di necropoli, piuttosto vi erano sparse per tutto il territorio tombe familiari, nonostante questo dato inconfutabile vi è però un’evidenza, nel luogo preso da noi in esame e nelle vicine aree di Via Toniolo (2006) e Via Sant’Antonio Abate (2015) vi è un’altissima quantità di sepolture che evidenziano come in questa area insista la più estesa zona del territorio dedicata ai defunti.

È acclarato che i messapi di Ceglie rispettassero lo spazio sacro delle mura e che le sepolture fossero praticate nei pressi di queste, inoltre nel 1988 venne alla luce, sempre in Contrada Mesola una metopa di Naiskos con triglifo, monumento funebre di chiare influenze magno-greche[14], attualmente conservato nel MAAC. Tale monumento funebre, il Naiskos, è diffuso nelle necropoli delle antiche città Greche, è un vero e proprio tempio dedicato a personalità di spicco, che ne conserva il ricordo o (come in quello cegliese) ne racconta le gesta eroiche attraverso alto-rilievi.  Il monumento è un unicum nel contesto della Messapia. 

Mura Messapiche conservate al di sotto della Circumvallazione

L’importanza di questo tempio funebre, unita ai ritrovamenti tombali in questa zona, ci pongono dinanzi ad una realtà che condensa una grande quantità di sepolture che fanno desumere di essere dinanzi ad un’area di necropoli dove non mancavano anche grandi monumenti. La metopa esposta nel museo, presenta dimensioni considerevoli per monumenti del genere, è per questo lecito credere che la struttura tutta avesse una certa mole. Ed ecco trovata l’allusione di  “Tempio di mezzo” intesa come zona franca, terra di passaggio dal mondo dei vivi a quello dei morti, all’Ade, terra dove questi monumenti sicuramente proliferavano ed erano manifestazione dell’arte e della religione messapica, campi di cui sappiamo ancora poco.

Le tesi sono tante, così come le illazioni; data la scarsità di dati dovuta a spurie e sterili campagne di ricerca e mai realizzatesi campagne di scavo non ci è possibile comprendere l’entità e la vera rilevanza di queste scoperte; resta la certezza che la città di Ceglie si rende protagonista ogni decade di casuali scoperte, mai indagate fino in fondo per mancanza di fondi o per debolezza amministrativa, è pertanto importante restituire alla cittadinanza ciò che è sepolto, in quanto la Cultura educa e genera cultura, inoltre la valorizzazione del patrimonio archeologico riveste un’altra potenziale attrattiva turistica per la nostra città. 

Articolo di Jacopo Urso, 20 anni, studente in Discipline delle Arti,

della musica e dello spettacolo presso l’Università degli Studi “Roma Tre”


[1] Da “Il Mattino”- Donna Lucrezia, la “dea” della Napoli aragonese che non diventò Regina di Vittorio del Tufo

[2] Da  “Lo Scudo- Una bussola per Ostuni” – Toponimi relativi ad  Arnesi e altri di incerta etimologia N.XVI

[3]  Cit. Ibidem

[4] Da “Dizionario Latino Olivetti Online” a cura di Enrico Olivetti

[5] Da “Ferrara terra e acqua” – Sito ufficiale informazione provincia di Ferrara/ -Mesola

[6] Da “Enciclopedia Treccani on line– variante dialettale di palude

[7] Da “FAI – Fondo Ambiente Italiano” – “Il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare”

[8] Da “Sit Puglia” – “Carta idrogeomorfologica della Puglia

[9] Da “Archivi del patrimonio cartografico e fotografico storico della regione Puglia” – “La teca digitale” – “Platea seu Campione di tutti li beni possiede il Venerabile Convento di San Domenico della Terra di Ceglie” – 1744 http://sast.beniculturali.it

[10] Ibidem Pianta Geometrica” e “Giro e pianta della detta chiusa”

[11] Vetere dal Latino –  deriva da “Vetus, veteris”, aggettivo latino della seconda classe ad una uscita che significa “antico”

[12] Da “Dizionario Latino Olivetti” sostantivo femminile I Declinazione [insulā], insulae 

[13] Da “Messapica Ceglie”  volume portato alla lucedalla fattiva collaborazione tra l’assessorato alla cultura del Comune di Ceglie con la Sopraintendenza e l’Università del Salento; 24 Luglio 1998 – Assunta Cocchiaro; Isidoro Conte.

[14] Da “Messapica Ceglie”  volume portato alla lucedalla fattiva collaborazione tra l’assessorato alla cultura del Comune di Ceglie con la Sopraintendenza e l’Università del Salento; 24 Luglio 1998 – Assunta Cocchiaro; Isidoro Conte. –  “La scultura funeraria” di Enzo Lippolis

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