La Sala consiliare del comune tarantino trasformata per una sera in un giardino di emozioni. Premiata una lirica del poeta cegliese Damiano Leo, “Mio Sud”. La motivazione della giuria: “Rintracciamo la chiave di lettura della contemporaneità e la sua vibrante espressione di orgoglio identitario”
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di Antonio Curri
Sabato sera, 12 aprile 2025, nella suggestiva cornice del Palazzo Ducale di Martina Franca, la Sala Consiliare si è trasformata in un giardino di parole e armonie, dove l’anima del mondo ha trovato spazio per raccontarsi, emozionarsi, cercarsi. Alla presenza del vice sindaco Nunzia Convertini, si è tenuta la cerimonia di premiazione della XV edizione del Festival Internazionale delle Emozioni: il momento culminante del Premio di Poesia “Inno alla Pace”, concorso internazionale in lingua italiana e in vernacolo, organizzato dall’Associazione Culturale Artemozioni – ODV, con la guida sapiente e appassionata della Presidente Lucia Torricella.
Una serata non solo di premiazione, ma di autentica elevazione. In un tempo che spesso dimentica la propria anima, si è levato un canto che ha saputo far vibrare le corde più profonde dell’umano sentire. Il tenore Gianni Nasti, con la potenza e la grazia del suo canto, ha incarnato lo spirito del sacro, portando nell’aria note capaci di parlare direttamente al cuore. Non semplice musica, ma respiro condiviso, preghiera laica alla bellezza.
Tra le luci calde del Palazzo, i versi premiati hanno risuonato come inni alla vita, al mistero, alla speranza. Le poesie, declamate e recensite con delicatezza e profondità, hanno donato al pubblico il senso vivo del creare e la responsabilità del giudicare. L’arte, ancora una volta, si è fatta specchio e seme, spiraglio e semenza.

A donare ulteriori riflessioni è stato il prof. Angelo Lucarella, ambasciatore di pace della Upf Italia (Ecosoc – Nazioni Unite), la cui presenza ha portato un messaggio universale: la pace è possibile solo se interiormente desiderata, coltivata, pensata come destino condiviso.
Il pomeriggio martinese è stato anche occasione di Filosofia, distillata con la precisione del pensiero e la fragranza del sentire: la Pace, come il Tempo, si fa distensione dell’anima, ricerca incessante di senso. Ed è proprio in questa direzione che le parole del Prof. Cosimo Annicchiarico hanno indicato un sentiero da percorrere: la pace, ha detto, è il realismo di una utopia.
Un’affermazione forte, visionaria, concreta nel suo voler dare carne e terra ai sogni dell’umanità.
Il concorso ha visto tra i protagonisti anche figure di spicco del mondo culturale: Teresa Gentile, presidente di giuria, esempio vivente di cultura e grazia; la poetessa Rosa Maria Vinci, scrittrice e poetessa e responsabile del concorso; il cav. Giovanni Monopoli, Antonio Fumarola, Lucio Fiera (South Lucio) e Felice Giovine, tutti uniti dalla medesima volontà di rendere la poesia non un ornamento, ma uno strumento di cambiamento, di risveglio.
E in questo contesto di profonda bellezza e impegno umano, anche il nostro concittadino, lo scrittore e poeta Damiano Leo, ha ricevuto un importante riconoscimento per la sua poesia “Mio Sud” di cui si riporta la motivazione:
“Damiano Leo è di Ceglie Messapica, è dinamico operatore culturale ed è affermato poeta sia in lingua che in vernacolo. È poeta dell’amore universale perché le sue liriche sono pervase d’arcana armonia e si rivelano simili a grumi purissimi di profondo affetto per il suo paese natio, per la sua terra simile a culla di pace e la sua gente. Nella poesia dal titolo significativo “Mio Sud” rintracciamo la chiave di lettura della contemporaneità e la sua vibrante espressione di orgoglio identitario molto simile alla quieta risacca del mare e al canto di un cuore profondamente innamorato della terra natia che gli parla di tradizione, fede, armonia. La sua poesia è solare perché identifica la sua terra come luogo di pace, accoglienza di esuli, amore per la famiglia e chi è solo e privo d’ogni speranza. Il suo sud è terra in cui i valori etici oggi come ieri rendono la vita degna di essere vissuta ricercando armonia, quiete, silenzio meditativo, rispecchiamento interiore, rispetto condiviso e pace con sè stessi, ogni altro e la natura”. Motivazione “firmata” da Teresa Gentile, Presidente del Salotto Culturale Palazzo Recupero.
Una testimonianza viva che l’arte non conosce confini e che le emozioni, se autentiche, parlano un linguaggio universale.
La pace, ci è stato ricordato, nasce dal silenzio fertile dell’interiorità, dal dialogo intimo con ciò che di sacro risiede in ognuno. È una tensione verso l’alto che si concretizza in piccoli gesti, in parole offerte come carezze, in sguardi rivolti a chi non riesce più a parlare, a ricordare la propria origine.
I semi della speranza esistono e sono sepolti dentro di noi, come promesse divine, basta crederci, basta tornare a guardarci l’un l’altro con occhi nuovi, con la compassione di chi sa che l’essenziale non si urla ma si sussurra.
Dimentichiamoci per un attimo del frastuono del mondo. Tendiamo la mano, seme dopo seme, verso quella che oggi sembra un’utopia, ma che domani – se avremo il coraggio di continuare a seminare – potrà farsi reale: un Realismo dell’Utopia.