di Mauro MARCONATO
Abito in provincia di Treviso e 19 anni fa ho comprato un trullo a Ceglie Messapica, dove trascorro alcuni mesi all’anno nel periodo estivo.
Nel tempo ho imparato a conoscere e ad apprezzare il vecchio centro storico, quello attorno alla Chiesa Matrice e al Castello, ancora autentico e vero, non contaminato e sfigurato da un eccessivo impatto turistico e trovo interessante, da un punto di vista urbanistico e storico, anche il centro ottocentesco sviluppatosi attorno a Piazza Plebiscito, Piazza Sant’Antonio, al Teatro e alla Chiesa di San Rocco.
Nei primi anni avevo notato, tuttavia, un certo lassismo amministrativo, quasi una rassegnazione o un’indolenza a risolvere alcune situazioni poco piacevoli: auto invadenti in Corso Garibaldi o parcheggiate ovunque disordinatamente, spazi verdi e siti storici trascurati, edifici fatiscenti, rifiuti abbandonati in ogni dove, viabilità complessa, cani randagi incontrollati e altro.
Quando si è deciso di chiudere al traffico Corso Garibaldi, tra le proteste dei commercianti prospicienti, ho anche scritto una lettera al sindaco di allora invitandolo a insistere perché era successo anche in molti centri del nord che c’era chi si opponeva testardamente a simili limitazioni.
Credo che oggi nessuno rimpianga le auto in Corso Garibaldi e forse andrebbe chiusa anche Piazza Plebiscito.
Pian piano, contemporaneamente al sempre maggiore afflusso turistico, qualcosa è cambiato anche a Ceglie: rifacimento di Piazza Sant’Antonio e di Largo Ognissanti, creazione di alcune rotonde, sperimentazione in alcune zone di campagna della raccolta rifiuti porta a porta, sistemazione della zona terrazzata accanto al Municipio (orti urbani), sistemazione del Museo Archeologico MAAC e di Biblioteca e Pinacoteca presso il Castello ecc.
Ceglie aveva scoperto e valorizzato intanto la sua vocazione gastronomica con la MEED COOKING SCHOOL, scuola di formazione di cucina mediterranea, in collaborazione con ALMA, scuola internazionale di alta formazione, collocata nell’ex Convento dei Benedettini.
Tutto bene allora? Direi di no.
Il 2 giugno scorso ho partecipato ad una passeggiata in centro a Ceglie organizzata da Isabella Vitale, consigliera comunale di opposizione, alla quale erano presenti Francesco Moro, che ci faceva da guida, il generale Domenico Strada, l’ex presidente di Amici del Borgo Antico, Maurizio Semeraro, e altri, tra cui una guida turistica.
Ho scoperto alcune bellezze di Ceglie che non conoscevo e che andrebbero valorizzate e altre sulle quali si è anche investito del denaro pubblico, ma forse inutilmente. Infatti, se si fanno investimenti, ma poi non si fa manutenzione o non si garantiscono i servizi annessi si fa solo dello spreco.
Ho scoperto una vecchia chiesa che non conoscevo, quella di San Joannis de Hospitali, in via dell’Ospedale Vecchio, che sembra un’anonima casa privata, chiusa e dimenticata, anche se al suo interno mi hanno detto che esisterebbero alcuni resti interessanti di quello che poteva essere, con l’ospedale, un sito dell’ordine degli ospedalieri, dediti un tempo ad accogliere i pellegrini e offrire loro ristori e assistenza.
Di fronte, sulla stessa via, ho visto la facciata di una chiesa chiusa, quella di San Demetrio e il retro del vecchio Municipio, anch’essi in stato di abbandono, con infiltrazioni d’acqua (così mi hanno detto), presidio di colombi e di cespugli sui tetti e sugli anfratti della mura.
Proseguendo siamo stati al Castello ed ho saputo che Biblioteca e Pinacoteca sono prive di personale in grado di catalogare i libri, di assicurare prestiti regolari, di esporre opere pittoriche, come pure succede nel museo archeologico, il già citato MAAC, per lo spazio ridotto.
Occorre investire di più nella cultura, sia come personale che come spazi, non basta organizzare esposizioni, mostre o raccogliere reperti se poi non si mettono a disposizione dei cittadini.
Ho anche saputo che la scuola di gastronomia, ospitata nel vecchio Convento dei Benedettini, ha chiuso il suo ciclo virtuoso.
Continuando la passeggiata siamo passati davanti ai terrazzamenti del Municipio, con relativo vigneto, che sembra infruttuoso e comunque chiuso alla cittadinanza. Idea in teoria buona quella del vigneto, ma forse era meglio un parco alberato con accesso libero, una volta messo in sicurezza rispetto ai gradoni piuttosto elevati.
Tuttavia la cosa che mi ha colpito di più, durante il percorso, è stato l’abbandono e il degrado delle vecchie Mura Messapiche, o addirittura Micenee secondo alcuni, e lo Scalone che porta alla stazione. Mi sembra grave che due importanti attrazioni turistiche come queste siano trascurate e non si intervenga per metterle in evidenza con un percorso unitario, che potrebbe far parte di un itinerario cegliese più ampio, pieno di totem esplicativi e di luoghi di pausa e di ristoro per visitatori e guide turistiche.
Del resto mi è stato detto che anche la Foggia Vetere, pure rimessa a posto in passato, giace anch’essa in uno stato precario.
A proposito di luoghi di ristoro e di verde pubblico mi ha fatto infine una certa impressione la carenza di alberi in Piazza Vecchia e la povertà di spazi green dentro il centro storico, a parte Largo Celso e il suggestivo e minuscolo largo vicino con 4 alberi e due panchine. Altri spazi simili si potrebbero ricavare nei numerosi riquadri abbandonati dove una volta c’erano delle vecchie case in seguito abbattute.
In sintesi credo che Ceglie, che ha puntato prevalentemente sulla gastronomia, su ristoranti, bar e bistrot vari debba ora orientare il suo progresso economico e turistico puntando, anche e molto, sulla sua storia millenaria, sulla cultura, sulla valorizzazione del suo patrimonio urbanistico ed architettonico, sull’ambiente e su una migliore organizzazione della raccolta rifiuti, sulla bellezza dei luoghi, sui percorsi ciclopedonali, su una viabilità ordinata, sul controllo del randagismo, sulla garanzia delle connessioni internet, investendo risorse umane e finanziarie per attirare un turismo responsabile e di qualità, approfittando del trend positivo che sta arricchendo la Puglia in questi ultimi anni.
Caro sig. Mauro Marconato,
sono nato a Ceglie Messapica nel 1946 ed abito a Verona dal 1974.
Concordo pienamente con quanto hai scritto. Porrei un po’ l’accento sulla connessione ad Internet veramente MOLTO scarsa sia in paese che soprattutto nelle campagne circostanti.
Se mi permetti ti segnalo 2 piccole sviste: la chiesa in via Ospedale vecchio è dedicata a San Domenico (e non a San Demetrio); il convento dentro il quale ha sede la Scuola di Gastronomia è stato abitato dai Domenicani (e non dai Benedettini).
Ti ringrazio molto per il tuo appassionato interesse per la nostra Ceglie.
Spero che “quelli che comandano” ti diano retta al più presto.
Cordiali saluti.
Cosimo (Mino) Urso