Polemiche, soluzioni pasticciate e realtà nascoste sul cavalcaferrovia di via Sant’Aurelia, riaperto in via provvisoria con senso unico alternato dopo la crescente indignazione dei cittadini di Ceglie Messapica. Il sindaco Palmisano chiede di dar ascolto solo all’informazione istituzionale e lui davanti alle telecamere afferma che “il ponte rischiava di crollare”. Per ora si transita, ma il collaudo ancora non c’è. E tra due settimane passa il Giro
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Troppe lungaggini, rinvii non motivati, obiezioni sulla portata delle modifiche, un costo complessivo di circa 120 mila euro e lavori che alla fine si sarebbero rivelati persino inadeguati. E così il sindaco di Ceglie Messapica Angelo Palmisano, vedendo la crescente rabbia dei suoi cittadini, ha deciso di riaprire il traffico sul ponte ferroviario di via Sant’Aurelia senza neppure attendere gli adempimenti previsti.
“E’ una apertura provvisoria in attesa del collaudo definitivo” ha spiegato il primo cittadino sulla pagina istituzionale del Comune. “L’alternativa era lasciarlo chiuso per un’altra settimana in attesa del collaudo e sinceramente ho preferito aprirlo almeno con il senso di marcia alternato” ha risposto ad un cittadino che chiedeva spiegazioni. Un’affermazione che toglie ogni dubbio ai tuttologi più realisti del re: “in attesa del collaudo…” scrive il sindaco.
La sua scelta è stata coraggiosa quanto temeraria. Da fine gennaio è partito il programma di interventi al vecchio ponte ferroviario sui binari della Sud-Est, lavori che hanno rivelato, e in alcuni casi confermato, la fragilità dei percorsi veicolari nell’area bassa del paese, zona “chiusa” dalla ferrovia e dai due passaggi a livello il cui unico sbocco è proprio il ponte che, se dovesse essere chiuso per lavori più complessi, rischierebbe di collassare tutto il sistema di traffico di Ceglie.

Responsabilità condivise: Fse lenta e in ritardo
Non è solo responsabilità del sindaco e della sua amministrazione. Alla loro friabile progettualità vi sono da aggiungere le colpe della Fse, gestione oggi affidata a Ferrovie dello Stato italiane (Fsi), che va avanti con sistemi di traffico e di sicurezza vecchi di almeno mezzo secolo. Per questi motivi (e dopo l’incidente del 12 luglio 2016 che sulla tratta di Ferrotramviaria Spa tra Andria e Corato costò la vita a 23 passeggeri e provocò il ferimento di altri 57) le “littorine” procedono a vista lungo le tratte di collegamento e a passo d’uomo in prossimità degli attraversamenti stradali. A ciò si aggiunge la lentezza legalmente “difensiva” degli automatismi che regolano l’alzata e l’abbassamento delle sbarre dei passaggi a livello. Tutto questo in vista dell’elettrificazione e dell’adeguamento strutturale che neanche il capomacchinista della società sa quando ci saranno. Conclusione: le attese per il passaggio di un convoglio sono raramente sotto i dieci minuti. Al passaggio a livello di via San Vito si è arrivati a 20-25 per l’accumulo di traffico che si formava dalla confluenza di quattro strade primarie per Ceglie.

Di fatto, lavori non ancora conclusi: il contratto prevedeva il 17 marzo
Sotto questa spinta il sindaco Palmisano ha deciso di anticipare e di forzare la situazione. Chi gli è stato vicino ha riferito la sua irritazione nei confronti della Sud-Est e dell’azienda incaricata dei lavori che avrebbe dovuto concludere entro il 17 marzo. Detto questo, restano le gravi inadempienze dell’amministrazione comunale, degli uffici tecnici che avrebbero dovuto preparare e seguire con maggior vigore (diciamo così) il restauro del manufatto, resta l’inconcludenza degli apparati di controllo municipali che avrebbero dovuto assistere gli automobilisti e resteranno, purtroppo agli atti, le favolette raccontate da chi, invece di stare vicino alla gente, adduceva i ritardi al maltempo. E cosa volevate con i lavori programmati per febbraio e marzo, la siccità pure d’inverno?

Portavoce dei disagi crescenti sono stati la gente, la stampa, i social e le opposizioni istituzionali: dalla sinistra al centro, dalle civiche fino ai consiglieri di Lega e Forza Italia. A tutti il sindaco Palmisano e l’assessora al Lavori pubblici Emanuela Gervasi hanno risposto con una nota congiunta, quasi per rafforzare politicamente e tecnicamente la decisione di riaprire il ponte lo scorso 24 aprile.
In sintesi: il senso unico alternato è una misura provvisoria in attesa dell’installazione della barriera parasassi, non c’è alcun restringimento della carreggiata e che ogni valutazione tecnica è valutate dagli uffici preposti (quali?, ndr.) su cui l’amministrazione vigilerà.
Quindi, la chicca: “Ogni ulteriore dettaglio che si necessita comunicare alla città sarà prontamente comunicato anche al fine di scongiurare la propaganda di notizie non ufficiali e non verificate”. Come a dire, vi raccontiamo noi come stanno le cose, una sorta di “Gazzetta Ufficiale de Noantri” a disprezzo di tutte le altre voci che ovviamente e serenamente continueranno a esserci e a vigilare. Lo faranno anche sulla mancata sobrietà di chi, con una nota passiva e da copieincolla, la chiedeva durante i giorni di lutto di Papa Francesco.
Le dirompenti (forse incaute) affermazioni sui rischi nascosti ai cittadini
Ma c’è un aspetto che ora inquieta, un dettaglio neppure marginale che preoccupa molti e che merita una dovuta attenzione ad ogni livello. Ancora protagonista è il sindaco Palmisano, con una dichiarazione venuta dalla sua voce e raccolta da “CeglieOggi” che l’ha opportunamente postata sui social: parlando dinanzi alla videocamera Palmisano ha fatto sapere che “il ponte rischiava di crollare. I lavori si erano resi necessari, così abbiamo affrontato una serie di criticità che c’erano e c’erano da tempo”, le sue dichiarazioni.
Affermazioni dirompenti, che richiedono ancor più chiarezza e ancor più trasparenza sulle reali condizioni del cavalcavia. Nessuno sapeva del reale rischio-crollo del ponte e probabilmente i lavori intrapresi non hanno neppure avuto il carattere di urgenza e di qualificazione richiesti. Che il ponte fosse vecchio, sì, ma che stesse lì lì per crollare mentre transitavano auto e mezzi pesanti è una novità che richiede approfondimento e costante comunicazione. Probabilmente la situazione non è quella che appare, può essere che sia “scappata la frizione” dinanzi alla telecamera, che si siano usate espressioni senza tener conto dell’impatto che avrebbe provocato. Dunque, nessun allarmismo ma in ogni caso sono richiesti chiarimenti e collaudo: prima di ogni altra iniziativa sono passaggi necessari, dovuti e persino obbligati.
E tra due settimane da lì passerà il Giro.