18 Aprile 2025

Nel castello i tesori di Ceglie

Il castello ducale di Ceglie Messapica. A cosa destinarlo una volta recuperato e riaperto?
Il castello ducale di Ceglie Messapica. A cosa destinarlo una volta recuperato e riaperto?

Una volta recuperato cosa ne sarà del simbolo della città? Manca un museo capace di raccogliere e riunire la mole di reperti sparsi nei sotterranei o nei “magazzini”. Pensare subito al progetto di un “contenitore archeologico”. Impossibile? Nella vicina Francavilla lo hanno fatto in pochi mesi

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di Domenico Strada

In attesa che vengano ultimati i lavori di “recupero, restauro e rifunzionalizzazione del Castello ducale”, è doveroso cominciare a pensare a quella che potrebbe essere la sua futura destinazione d’uso, anche parziale. Non sembra che vi siano autonome iniziative in tal senso adottate dall’amministrazione comunale, pertanto lo sviluppo di un sano dibattito pubblico sul tema è un esercizio di vera democrazia partecipativa, utile pure per prevenire decisioni immaginifiche e quindi fallimentari come purtroppo è già accaduto per la Scuola Internazionale di Cucina Mediterranea allocata nel convento dei domenicani (Sic).

Ritenendo che lo sviluppo della città debba ora puntare  finalmente anche alla valorizzazione del proprio importante patrimonio storico-archeologico, è auspicabile che il Castello ducale possa divenire la location ideale per la nuova sede del museo, implementandone l’offerta espositiva con i tantissimi reperti rinvenuti nel tempo nel nostro territorio ma sparsi nei depositi dei musei circostanti. C’è da dire subito che quest’ultima non è affatto un’operazione impossibile, occorre solo un minimo di volontà politico-amministrativa; d’altronde basta sfogliare gli atti amministrativi che hanno condotto il vicino comune di Francavilla Fontana ad inaugurare nel 2017 il loro Museo Archeologico (MAFF), per rendersi conto con stupore che tutto è possibile …persino credere che possa esistere un mondo migliore …anche nella sonnolenta Ceglie.

Il museo archeologico di Francavilla Fontana

Per dare una traccia, è utile richiamare che a Francavilla, nel 2012, è stato approvato il progetto esecutivo per l’attivazione nel museo nel palazzo degli Imperiali (l’equivalente del nostro Castello), per un importo di circa 950mila euro di cui 800mila ammissibili ad un programma di finanziamento regionale (Fesr Puglia 2007-2013 Asse IV – valorizzazione delle risorse naturali e culturali per l’attrattività e lo sviluppo-) e 150mila circa a carico dell’amministrazione comunale. Il 14 giugno 2016 l’assessorato alla Cultura (di Francavilla), ha richiesto alla Soprintendenza dei Beni Archeologici di Taranto, la consegna, con la forma del prestito, del materiale custodito nei depositi di Taranto ma rinvenuto nel tempo nel territorio francavillese. Strano ma vero, la Sovrintendenza di Taranto, dopo solo 9 giorni, ha accolto favorevolmente la richiesta di poter inserire nel percorso espositivo i reperti di proprietà statale provenienti dalle ricerche archeologiche effettuate in loco.

Dal 26 novembre 2017, Francavilla Fontana  nel palazzo degli Imperiali magistralmente restaurato, ha il suo bel museo archeologico multimediale il cui direttore artistico è il professore universitario olandese Gert-Jan Burgers. Al momento dell’inaugurazione, il sindaco Maurizio Bruno, tributando ogni merito all’assessore alla Cultura Enzo Garganese, ha dichiarato: “…Francavilla non aveva lo straccio di un solo reperto archeologico … (Enzo Garganese, ndr.) ne ha recuperati centinaia in giro per l’Italia e li ha fatti riportare qui. Con la tenace competenza della dottoressa Maria Assunta Cocchiaro della Soprintendenza di Taranto e della coop Impact …abbiamo mese dopo mese catalogato e sistemato ogni singolo reperto”.

La sede del Maac di Ceglie, museo archeologico e di arte contemporanea

Noi a Ceglie dobbiamo ringraziare il prof. Isidoro Conte, penso il nostro unico assessore alla Cultura che ha preso a cuore la questione, che ormai 30 anni fa è riuscito ad aprire un museo (c’è chi dice che sia catalogato come semplice deposito), allocato in una struttura anonima ove ora, forse pure a simboleggiarne l’importanza (scarsa) che gli viene attribuita, sventola ormai da tempo, un moncone della nostra bandiera, il pezzo verde rimasto attaccato all’asta, così come nel vicino castello Ducale.

Perche noi a Ceglie non possiamo far rientrare i tantissimi reperti ora custoditi nei musei del circondario?

Per il finanziamento dell’operazione, qualora non fosse possibile accedere a finanziamenti regionali, basterebbe accantonare per un triennio, il 25% dei fondi che vengono spesi a pioggia ogni anno per gli “eventi” (Sic) della coseddetta estate cegliese, ispirata, come già detto in altra circostanza, alla logica del “panem et circenses”, allocuzione coniata nel II sec dC dallo scrittore Giovenale, per sintetizzare il complesso di giochi e spettacoli con cui ll potere politico cercava di distogliere l’attenzione dei cittadini dalle problematiche serie. Nel dialetto cegliese, mi pare di ricordare, c’è un modo di dire altrettanto, se non più efficace, ma certamente più comprensibile a tutti: “far jazz e bann!”

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