Successo e calda accoglienza ieri sera al Teatro comunale per la commedia in vernacolo rappresentata dal gruppo teatrale della chiesa Matrice. E stasera, domenica 2 febbraio, si replica. La “vicenda” adattata al dialetto cegliese da originari testi siciliani
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di Damiano Leo
Al Teatro comunale di Ceglie Messapica una due giorni per il Gruppo Teatrale “Maria SS. Assunta”: dopo il successo di ieri sera, si replica oggi 2 febbraio.
Com’è ormai consuetudine da diversi anni, con la regia di Mimmo Turrisi, in collaborazione con il Lions Club Alto Salento locale e il Patrocinio del Comune di Ceglie, è andato in scena la commedia in vernacolo cegliese A famigghie difettate di Calogero Maurici. Il ricavato delle due rappresentazioni andrà in parte ad un Service del Lions Club ed in parte in beneficenza per le attività della Chiesa Madre della città di Ceglie.
Interpreti della commedia sono stati i cegliesi Onofrio Tanzarella, Tonia Lodedo, Pasqualina Sgura, Paola Caliandro, Carlo Suma, Marilena Lodedo, Antonio Demitri, Cataldo Suma, Isabella Argentiero, Annamaria Sportelli, Cosimo Caliandro e Isa Vitale, diretti da Mimmo Turrisi, con l’aiuto di Francesco Moro e casting di Antonella Dipresa.
La commedia brillante, in due atti, è stata scritta in vernacolo siciliano con il titolo originale di A famigghia… difittusa, da Calogero Maurici di Burgio (Agrigento). Regista, commediografo e attore. Vincitore, proprio con questa commedia, del Premio “La Sicilia” per il Teatro. Autore di ben 25 opere teatrali, tutte in dialetto siciliano, rappresentate, in questi ultimi anni, in diverse regioni italiane, dove ha riscosso significativi riconoscimenti. Commedie del Maurici sono state portate anche su palcoscenici francesi, americani, australiani e canadesi.
Il testo siciliano, per essere rappresentato a Ceglie Messapica, è stato adattato al nostro dialetto dagli stessi componenti la compagnia.
A famigghie difettate, di Calogero Maurici, tratta di difetti per far capire che nessuno è perfetto. Di difetti ci sono quelli esteriori, quindi evidenti, ma ci sono anche quelli interiori, che a prima vista non si vedono, ma poi risultano più eloquenti. Uno solo è l’essere perfetto: il Padre di tutti noi, Dio e noi siamo tutti figli suoi. Il signor Santino, sposato con Assunta, è alle prese con la figlia Lavinia, innamorata di Massimo, un ragazzo balbuziente. Quando Santino viene a sapere che è balbuziente si oppone con tutte le sue forze ma poi accetta di conoscerlo. Massimo, in un primo momento, si presenta a casa del futuro suocero con nonno Felice, anch’egli con un difetto: vede da un occhio solo ed ha un tremolio ad una mano. Santino è deluso perché Lavinia, complice la madre, non glielo avevano detto. Santino riferisce alla figlia di voler conoscere i genitori di Massimo. Quando questi si presentano, scopre una realtà che mai si sarebbe aspettato: il padre di Massimo è gobbo, mentre la moglie è storpia. A rendere ancora più esilarante e ritmata la commedia, si inserisce il personaggio di Maricchia, una vedova vicina di casa con l’assillo del malaugurio.
Il Gruppo Teatrale “Maria SS. Assunta, della omonima parrocchia retta da don Domenico Carenza, che nella prima serata ha portato il suo saluto, ancora una volta ha riscosso un buon successo di pubblico, sottolineato da numerosi e fragorosi applausi a scena aperta.